Era stato fermato all’aeroporto Falcone e Borsellino

Non è un terrorista ma rifugiato politico, libero 50enne russo dopo arresto a Palermo

Un uomo russo di 55 anni, giunto a Palermo assieme alla moglie ed al figlio era stato arrestato dagli agenti di polizia allo scalo dell’aeroporto Falcone e Borsellino poco prima di prendere il volo che lo avrebbe portato a Londra. Su di lui pendeva una condanna della Federazione russa per terrorismo.

Ma l’uomo è un rifugiato politico ed in quanto tale è stato liberato e può tornare dove risiede, ovvero in Gran Bretagna, paese che lo ha accolto.

L’arresto in aeroporto

Gli agenti di polizia in servizio allo scalo dell’aeroporto Falcone Borsellino lo avevano arrestato tre giorni fa. Il cinquantenne russo era arrivato nel capoluogo siciliano per una vacanza assieme alla moglie e al figlio. Ma, prima di salire sull’aereo che doveva riportarlo a Londra, era stato fermato perché sul suo capo c’era un mandato di cattura internazionale spiccato dai giudici russi che lo accusavano di aver combattuto in Siria contro i suoi stessi connazionali. La sentenza era del 2017.

Leggi anche

Arrestato un russo al “Falcone-Borsellino”, l’accusa è di terrorismo

Provato il suo status di rifugiato politico

Una circostanza smentita ieri durante l’interrogatorio in Corte d’Appello: il suo avvocato, Luca Bonanno, ha prodotto il documento che prova il suo status di rifugiato politico, autenticato dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite, e i giudici hanno revocato la misura cautelare disponendo la liberazione.

Sulla vicenda è intervenuto anche il Governo con il ministro della Giustizia, Carlo Nordio: “Lo ringrazio – ha detto l’avvocato Bonanno – perché ha inviato una nota in cui spiegava di non voler dare corso all’estradizione perché la Russia, dopo l’invasione dell’Ucraina, è stata esclusa dalla convenzione europea per i diritti dell’uomo”.

Leggi anche

Evade dai domiciliari e corre a picchiare l’ex moglie, preso 47enne nel Catanese

Inoltre, “Mandarlo in Russia significherebbe condannarlo a morte”, aveva detto il suo legale. Concetto ribadito dallo stesso nel corso dell’interrogatorio che si è svolto a Palermo.

La storia

L’avvocato Bonanno ha ripercorso la recente vita dell’uomo. Fino al 2006 ha lavorato come giornalista indipendente denunciando la violazione dei diritti umani in Russia assieme ad Anna Politkovskaja, assassinata nel 2007. Aveva a lungo denunciato la deriva autoritaria del governo di Putin e le violazioni dei diritti umani in Cecenia. Per i suo lavoro sarebbe stato arrestato e addirittura torturato.

Dopo il delitto della collega l’uomo è fuggito dalla Russia ed ha vissuto negli Emirati Arabi fino al 2017. Durante una visita in Russia la moglie, convocata dalla polizia, ha saputo dell’accusa rivolta al marito per la sua presunta attività in Siria. “Non è vero, non ho mai messo piede in Siria”, si è difeso il giornalista. Ora è arrivata l’immediata scarcerazione su richiesta del ministero della Giustizia.

Leggi l'articolo completo