“Un iniziativa per la rinascita di un partito Popolare che sia una fotocopia della gloriosa Dc per 50 anni il partito degli italiani? Non serve! I tempi sono cambiati e la storia politica non si ripete”.
E’ tranciante Saverio Romano, leader di Cantiere Popolare che all’indomani delle elezioni in Emilia e in Calabria fa un giro d’orizzonte politico con BlogSicilia tenendo ben salda la barra sulle questioni siciliane e meridionali ma guardando agli equilibri del Paese e alle nuove iniziative di queste settimane.
Una lunga chiacchierata durante la quale arriva la posizione che non ti aspetti da un uomo di Centro che boccia senza appello l’iniziativa da Roma a Palermo per la reunion dei democristiani che nei prossimi giorni sbarcherà in Sicilia per presentare il nuovo soggetto politico appena costituito: il Partito Popolare Italiano, che nascerà il 1 febbraio a Palermo.
“Il Paese è cambiato e anche il modo di concepire il centro ed i centristi deve essere diverso – dice Romano – non servono repliche di un passato che non può tornare. Non servono operazioni nostalgiche che non sono più attuali”.
Però nelle elezioni di appena qualche ora fa il centro è stato fondamentale, così come i centristi, nelle loro varie espressioni, o comunque i moderati sono essenziali nella maggioranza siciliana
“In realtà il voto di domenica ci mostra due Italie profondamente diverse. In Calabria il centro è determinante, in Emilia no. Questo perchè al Sud esiste ancora un radicamento nel territorio dei moderati e la gente vota il candidato dal quale si sente rappresentata, al quale riconosce attendibilità. Al Nord, invece, si vota il contenitore prima ancora del candidato. E’ l’espressione di un Paese spaccato anche sul fronte del sentimento. Anche in vista di una nuova legge elettorale proporzionale il vero discrimine sarà quello delle preferenze. Se nascerà una legge elettorale con le preferenze si potrà assistere ad un risultato simile a quello calabrese, se sarà un proporzionale senza preferenze vedremo un risultato più simile a quello Emiliano ovvero che riporta tutto ad un confronto fra due poli che si scontrano. Ma un altro dato importante è che dopo la sbornia del 2018 gli elettori hanno capito che devono affidarsi a gente preparata”
E in Sicilia?
“In Sicilia ricordo a me stesso che proprio per effetto di tutto ciò c’è un governo sostenuto in larga parte dai moderati. A suo tempo scegliemmo Musumeci come uomo capace di essere sintesi della coalizione e da allora lo sosteniamo convintamente nel suo percorso di governo”
Ma dopo oltre due anni sembra siate rimasti delusi da questo slittamento continuo verso la Lega
“In realtà questo non mi preoccupa molto. Sono più preoccupato, invece, da una scarsa dialettica interna alla coalizione. A quasi due anni e mezzo dall’avvio di questa esperienza di governo credo sia giunto il momento di fare un tagliando. Io apprezzo la volontà di Musumeci di non ripetere schemi da prima Repubblica ma visti i risultati ottenuti, e mi riferisco a quello che è avvenuto in più di una occasione a sala d’Ercole (maggioranza battuta su temi importanti spesso per assenze o distrazioni, da ultimo perfino sull’esercizio provvisorio ndr) forse è il caso di ripensare tutto e metterci a tavolino. Ritengo necessario un momento di confronto”.
Quindi, in pratica, serve un vertice di maggioranza?
“Serve discutere, coinvolgere i partiti nelle scelte e nelle azioni. Serve dialogo. Senza quello non è utile neanche il tradizionale strumento del vertice di maggioranza. Ripeto è necessario, a due anni e mezzo dall’avvio del governo, che la coalizione si confronti. Se nelle prossime settimane continuerà questo assordante silenzio anche io, come partito Cantiere Popolare magari, potrò farmi carico di avviare un percorso in questo senso. La parola d’ordine deve essere confronto, coinvolgimento delle forze politiche”.
Ieri a caldo Musumeci si è rivolto alle neo presidente della Calabria Santelli proponendole una alleanza per portare i temi del Mezzogiorno a Roma. Potrebbe essere questo uno degli argomenti?
“Se le regioni del Sud riescono a fare squadra certamente questo è un fatto positivo. L’argomento va affrontato e fino ad ora è stato solo toccato marginalmente. Servono Infrastrutture materiali e immateriali per contrastare la fuga dei nostri giovani e dare un futuro alla nostra terra. Le infrastrutture materiali lo dice la parola stessa: strade, porti, aeroporti. Lo dico anche da studioso Eurispes (il porto hub della bandita è una progetto avveniristico offerto proprio da Eurispes ma visto come un sogno irrealizzabile fino ad oggi dai siciliani ndr). Le infrastrutture generano lavoro non solo in fase di realizzazione ma anche in fase di impiego. E creano opportunità che si trasformano in prodotto interno lordo. Ma da sole non bastano. Servo anche le infrastrutture immateriali ovvero quella rete di opportunità che rendono l’area attrattiva per l’impresa. Mi riferisco alle Zone franche ed al coacervo di norme che possono ottenere questo risultato”.
Una politica che sembra andare nella direzione opposta rispetto a quella del reddito di Cittadinanza
“Assolutamente sì. E’ una misura che ho sempre criticato e che purtroppo ci è costata 10 miliardi. I giovani hanno perso opportunità le aziende hanno perso lavoratori. E’ una misura sbagliata. Bisogna, invece, creare sviluppo”.
Ma anche un detrattore di questo provvedimento come il sindaco di Palermo Orlando nelle ultime settimana ha detto che a qualcosa è servito
“Orlando è un camaleonte della politica e per questo è in sella alla guida di Palermo da 30 anni nonostante i disastrosi risultati siano sotto gli occhi di tutti. D’altronde questa politica del clientelismo di massa oggi usata dai 5 stelle col Reddito di Cittadinanza l’aveva varata lui con le cooperative sociali retaggio di un orlandismo che oggi non funziona più. Purtroppo Palermo sta vivendo un clima da fine dell’Impero. I Palermitani chiedono strade pulite, servizi efficienti e opportunità. Tutte cose che questa amministrazione non è più in grado di offrire perchè considera il tessuto produttivo come il nemico. Ne è un esempio la ztl notturna che sta colpendo i commercianti, proprio quelli che creano prodotto interno lordo e dunque lavoro. La strada da intraprendere è esattamente quella opposta”.
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