Dopo 18 anni il pm Nino Di Matteo lascia la procura di Palermo per trasferirsi a Roma alla Direzione nazionale antimafia. All’unanimità il plenum del Csm ha assegnato a lui uno dei 5 posti da sostituto messi a concorso alla Superprocura guidata da Franco Roberti.
L’addio a Palermo sarà operativo tra due mesi ma non equivale a un abbandono del processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia. Su richiesta del procuratore di Palermo Lo Voi e con il consenso di Roberti, Di Matteo potrà restare pm in quel processo.
La decisione del Csm sana una ferita, che si era aperta due anni fa quando il plenum bocciò la candidatura di Di Matteo ad un altro concorso per la Procura nazionale antimafia, preferendogli tre colleghi. Una scelta vissuta come un’ “ingiusta mortificazione” da Di Matteo, che presentò ricorso al Tar del Lazio. Oggi invece il plenum gli ha riconosciuto il massimo dei punti (15) per le “ottime qualità professionali” e il “solido e vasto bagaglio di esperienza” maturato in materia di criminalità organizzata e in particolare nella gestione dei collaboratori di giustizia (da Giovanni Brusca a Salvatore Cancemi).
Un giudizio basato anche sui pareri resi dai suoi superiori, che attestano oltre alle “capacità di coordinamento e impulso investigativo”, “l’impareggiabile tenacia” e l'”ineguagliabile spirito di sacrificio”. Doti ancora più apprezzabili – evidenzia la delibera approvata, che ha come relatrice la laica di Forza Italia Elisabetta Casellati, presidente della Terza Commissione – tenuto conto dei “pericoli, anche per la sua personale incolumità, incontrati nella gestione di complessi e delicati procedimenti” e che “hanno imposto la predisposizione di un eccezionale apparato di sicurezza”. Gli altri quattro posti messi a concorso alla Procura di via Giulia sono stati assegnati, sempre all’unanimità, ai sostituti romani Francesco Polino, Barbara Sargenti e Maria Cristina Palaia e al pm napoletano Michele Del Prete.
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