Il nuovo codice etico dei 5 stelle, avrebbe detto Di Matteo è un ‘segnale di svolta perché contribuisce a distinguere la valutazione di responsabilità politica che deve scaturire da certi comportamenti o certe situazioni dalla eventuale responsabilità penale’.
Di Matteo difenderebbe l scelte pentastellate addirittura additandole ad esempio ‘è stata disinvoltamente definita come svolta garantista ma invece applica l’articolo 54 della Costituzione e consente, e in alcuni casi impone, l’attivazione di meccanismi di responsabilità politica che muovano dal basilare rispetto del buon senso comune e del principio costituzionale che impone ad ogni cittadino, cui siano affidate funzioni pubbliche, di adempierle con rispetto e onore’.
Le parole non solo assolutamente testuali ma questo sarebbe il concetto espresso. Un segnale che viene letto da chi ha messo in giro i rumors come un passaggio verso la possibile candidatura che pioverebbe dall’alto. Roma porterebbe verso questa soluzione a Palermo.
In Sicilia fra i 5 stelle non ci crede nessuno e lo stesso Di Matteo non ha mai lasciato trasparire nulla del genere. Ma le voci continuano a circolare.
La domanda che rende questa candidatura poco credibile, però, è duplice: che bisogno hanno i 5 stelle di un candidato esterno al loro movimento? E che bisogno ha Nino Di Matteo di una simile scelta?
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