Sotto le insegne del Pd (nelle sue varie declinazioni passando soprattutto dalla versione Ds) è nato e cresciuto, del Pd è stato capogruppo e in quota Pd è stato assessore all’agricoltura del governo Crocetta. Proprio per questo è clamorosa la scelta di Antonello Cracolici di ‘congelare’ la propria adesione al gruppo Pd.
La notizia rimbalza fra i corridoi di Palazzo dei Normanni. Inizialmente si parla di un Pd completamente spaccato, senza capogruppo e con alcuni deputati che hanno deciso di ‘congelare’ la propria partecipazione, mentre altri stamattina hanno formalizzato l’adesione. Alla fine le adesioni sono dieci su undici e solo Cracolici resta alla porta ma il gruppo non è formalmente costituito.
E’ il day after della spaccatura nel Pd sull’elezione del presidente dell’Assemblea siciliana, con 4 parlamentari che al momento di votare non hanno rispettato il patto di votare per il candidato di bandiera, Nello Dipasquale. Almeno due i voti dem a favore di Gianfranco Miccichè, poi eletto ma a far bene i conti sarebbero proprio quattro. Questa è la scusa ufficiale della spaccatura ma dietro potrebbe esserci molto di più. Strategie diverse, certamente, fra le due anime del partito.
Agli attacchi concentrici nei confronti dei renziani ai quali era stato risposto facendo notare che il candidato ‘tradito’ era Nello Dipasquale, proprio un renziano, ora risponde lo stesso candidato che ci ha messo la faccia.
“Né Miccichè mi ha chiamato per offrirmi la vice presidenza, né il segretario del mio partito Raciti o altri compagni mi hanno telefonato per esprimermi il rammarico per il torto che ho subito da un pezzo del Pd che non mi ha votato, avendoci messo io la faccia – dice senza mezzi termini – La verità – aggiunge – è che c’è chi accusa una parte del Pd di avere inciuci con la maggioranza non perché voleva mantenere il partito puro ma perché aveva accordi con i grillini. Mi spiace di avere messo la faccia in questa situazione, certamente non sono io il traditore”.
Per Dipasquale “sono due i deputati dem che hanno votato per Miccichè e non quattro. C’è una parte del Pd in Sicilia che lavora per distruggere. In questo momento il partito è senza una guida”.
A ben leggere le sue parole l’affondo è proprio per Cracolici e compagni accusati di distruggere non avendo ottenuto che andasse in porto il patto con i 5 stelle e pezzi di maggioranza. Ma per i corridoi c’è chi non si spiega questa polemica prolungata e adombra l’ipotesi che pezzi del partito vogliano scivolare verso la nuova formazione di Grasso e compagni.
Una ipotesi che, però, non ha fatti concreti su cui appoggiare lo scontro in atto. Ma a riportare l’attenzione su fatti più concreti e meno fantasiosi ci pensa ancora Dipasquale “Nel mio partito gridano al tradimento, mentre nessuno parla del M5s costretto a votare, alla prima chiamata, nome per nome i propri deputati per contarsi e controllarsi o dei due franchi tiratori del centrodestra che hanno rallentato l’elezione del presidente dell’Ars facendo slittare di qualche giorno la composizione dell’intero quadro istituzionale; un fatto gravissimo, perché è a rischio ora l’approvazione dell’esercizio provvisorio”.
A Dipasquale risponde il segretario organizzativo Pd che è anche da sempre vicino a Cracolici, Antonio Rubino: “Consiglierei a Nello Dipasquale di evitare di fomentare ulteriormente il clima di tensione che c’è dentro al Pd per quanto successo sabato scorso per l’elezione del presidente dell’Ars – dice – gli ricordo che il tema non è chi è puro e chi non lo è ma chi vuole il bene del Pd e chi non lo vuole”.
“Nessuno di noi ha mai detto che il Pd fa schifo” dice poi Rubino certo non per cercare la pace e riferendosi alle parole che Dipasquale, qualche anno fa, pronunciò durante un comizio quando militava tra le file del centrodestra.
Ma la controreplica è forse ancor più pesante a dimostrazione del fatto che non c’è voglia di cercare il dialogo da nessuna delle due parti: “Rubino ha perso un’occasione per stare zitto, lui è il principale artefice dell’8% del Pd a Palermo e del disfacimento dei dem. Gli ricordo che a Ragusa il partito è al 21%, quindi fino a quando non porterà un voto in più stia zitto e la smetta di fare il faccendiere prima di uno e poi dell’altro, svolga il ruolo che ricopre in modo super partes”.
“Da anni – aggiunge Dipasquale – porto migliaia di voti al Pd che non è certo quello di Bersani, che io attaccavo durante i comizi. Da quello che dice Rubino ora capisco da dove arrivano i traditori”.
Affida a facebook il suo pensiero, invece, Rubino replicando ma senza replicare “L’onorevole Nello Di Pasquale mi definisce ‘faccendiere prima di uno e poi di un’altro’ (senza specificare a cosa si riferisce) e intimandomi di stare zitto perché sarei artefice principale del fatto che a Palermo il Pd ha preso l’8%, dimenticando probabilmente, che non sono il segretario del Pd di Palermo”.
Eviterò di replicare per due ragioni: la prima perché continuo a voler bene a questo partito e perché i toni squadristi usati da questo signore non appartengono alla mia cultura politica e nemmeno alla cultura politica del Partito Democratico”.
E la guerra nel Pd blocca anche i lavori d’aula. Nel pomeriggio si procederà con l’elezione dei due vice presidenti ma si dovrà rinviare la votazione per i tre questori e i tre segretari, perché non ci sono ancora le condizioni per un accordo complessivo nella maggioranza e nelle opposizioni non essendo costituiti i gruppi.
Il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, preso atto della situazione, vorrebbe procedere almeno con la scelta dei vice presidenti per portare a casa almeno questo risultato. Sui vice presidenti l’accordo sembra sia stato raggiunto, almeno su quelli. Le funzioni vicarie dovrebbero andare a Roberto Di Mauro e la seconda vice presidenza, quella che spetta all’opposizione, a Giancarlo Cancelleri.
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