Un neonato di 5 mesi è morto dopo essere finito in acqua. E’ l’ennesimo dramma legato a uno sbarco a Lampedusa. La tragedia è avvenuta alle 4,18 circa, durante le caotiche operazioni di soccorso dei 46 migranti soccorsi dalla motovedetta della Guardia costiera, quando più persone sono finite in acqua. Tutte sono state recuperate, così come è stato ripescato il cadavere del piccino.
La ricostruzione della tragedia
La tragedia che ha fatto perdere la vita al neonato di 5 mesi non si è verificata al momento dello sbarco a Lampedusa, come si era appreso in un primo momento, ma poco prima dell’arrivo dei soccorsi da parte della motovedetta Cp290 della Guardia costiera, fuori dal porto della maggiore isola delle Pelagie. La barca con i migranti , è stato poi ricostruito dagli investigatori, si è rovesciata durante la navigazione, poco prima dell’arrivo dei militari della Capitaneria che hanno salvato tutte le persone finite in acqua, tranne il piccolo di 5 mesi.
La salma in Camera mortuaria
La salma è stata portata alla camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana, mentre la mamma del neonato si trova all’hotspot di contrada Imbriacola. La polizia ha chiesto, per la donna, un supporto psicologico. Della ricostruzione del caso si occupa la Capitaneria di porto.
La mamma minorenne
La mamma del neonato è originaria della Guinea. E’ una minorenne che viaggiava, assieme ad altre 45 persone, su un natante salpato da Sfax, con la sorella, il cognato e il nipotino. La carretta, secondo quanto è stato ricostruito da Capitaneria di porto e polizia, si è ribaltata perché i migranti, alla vista della motovedetta della Guardia costiera, si sono spostati quasi tutti su una fiancata. I poliziotti in servizio all’hotspot di contrada Imbriacola, assieme alle psicologhe del centro, stanno adesso valutando se sia più opportuno trasferire la donna e i suoi familiari con un aereo o con il traghetto di linea affinché restino in provincia di Agrigento e siano presenti quando la salma del piccolo, al momento sotto sequestro, verrà trasferita a Porto Empedocle.
Record di sbarchi e caos
Soccorsi e sbarchi autonomi di migranti intanto proseguono senza sosta a Lampedusa dopo i numeri record di ieri. Nel corso della giornata ci sono stati infatti 110 approdi per un totale di 5.112 persone. Dalla mezzanotte sono stati registrati fino ad ora altri 23 arrivi con quasi mille persone. Al momento, al molo commerciale, ci sono decine e decine di migranti, giunti con diverse imbarcazioni, tutti ammassati: sarà impossibile stabilire con quale barchino siano arrivati sull’isola. Soccorritori e forze dell’ordine sono allo stremo: sono stati segnalati altri barchini in viaggio, ma anche migranti già sbarcati sulla terraferma.
Il grido d’allarme del procuratore
“C’è bisogno di aiuto, concreto, pratico e immediato da parte di ogni struttura dello Stato e di ogni persona di buona volontà”. Il procuratore capo di Agrigento, Giovanni Di Leo, lancia un appello, “a nome di tutti coloro che in questo momento sono impegnati sin dalle prime ore del mattino (di ideri ndr)”, per l’emergenza migranti a Lampedusa dove ci sono oltre 5mila persone.
Prefettura, Questura e Diocesi già impegnate
“Prefettura, questura e diocesi di Agrigento – spiega Di Leo – stanno cercando sistemazioni provvisorie per una massa di richiedenti asilo, uomini donne, minori accompagnati e non, paragonabile per dimensione solo all’arrivo della nave Vlora approdata nel porto di Bari l’8 agosto 1991 con 20.000 albanesi che sfuggivano dalla caduta della dittatura e dalla fame – scrive Di Leo – . Ma il capoluogo e la regione pugliese erano una città, in terraferma e una regione collegata al resto del Paese. Lampedusa è un isola, poco al largo di un’altra isola più grande, la Sicilia. Le difficoltà logistiche rischiano di avere la meglio sullo straordinario senso di umanità di chi è impegnato in queste operazioni di soccorso e della popolazione di Lampedusa”.
La preoccupazione
Il procuratore capo Giovanni Di Leo non nasconde le preoccupazioni: “L’enorme, straordinario sforzo delle nostre forze dell’ordine, nessuna esclusa, a terra come in mare, sta cercando di ovviare a una situazione altrimenti destinata, e comunque prossima, al collasso”.
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