Dopo l’arresto di Pietro Polizzi, schierato nella lista di Forza Italia, con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso, arriva un altro caso a Palermo. Il padre di un candidato, stavolta di centrosinistra, è infatti in carcere per una pesante accusa. Si tratta di Nicola Piranio, candidato nella lista Progetto Palermo nella sesta circoscrizione. Il padre Biagio è considerato un fedelissimo del boss del mandamento Noce-Cruillas di Palermo Giovanni Nicoletti, deceduto due anni fa. Piraino ha 44 anni e il padre fa il meccanico, dal 2020 in carcere perchè titenuto contiguo a cosa nostra.
La vicenda resa nota su Rai3
“In una lista del Pd c’è il figlio di un boss”. Sono forti le dichiarazioni del coordinatore del partito di Forza Italia Antonio Tajani rese durante Agorà, trasmissione del mattino di Rai3, condotta da Gerardo Greco su Rai3. Il riferimento di Tajani è proprio a Nicola Piranio.
La difesa di Franco Miceli, “Ha rinnegato il padre”
“Nella lista Progetto Palermo della sesta circoscrizione è candidato il caporal maggiore capo Nicola Piranio, militare dalla carriera limpida costellata da encomi, che ha rinnegato suo padre, scelta per la quale ci vuole anche un certo coraggio e che merita la stima di tutti noi, come altri hanno dovuto fare nella storia della nostra Sicilia”. Lo dichiara il candidato sindaco Franco Miceli.
L’attacco a Lagalla
“Comportamento ben diverso – continua Miceli – da chi apre le porte ai condannati come Dell’Utri e Cuffaro, o da chi mercanteggia voti con i boss di Cosa Nostra. La candidatura di chi, in Forza Italia e in appoggio di Lagalla, oggi cerca i voti di Cosa nostra mettendosi a disposizione dei boss è cosa ben diversa. La verità è che la destra pur di tentare di raccattare voti non guarda in faccia nessuno e che della lotta alla mafia non gli importa assolutamente nulla. È indegno tentare di mettere le due cose sullo stesso piano. Comportamento proprio di chi, con la coscienza sporca e disperato per il crollo di consenso, cerca di confondere gli elettori, che fessi non sono”.
“Tajani e Lagalla cercano di buttarla in caciara”
Anche Mariella Maggio, segretaria provinciale di ArticoloUNO e candidata al Comune per la lista Sinistra Civica Ecologista prende le difese di Peraino. “Solo la disperazione può spiegare il ridicolo e triste tentativo del vice presidente di Forza Italia, Antonio Tajani, e del candidato sindaco Roberto Lagalla di uscire dall’angolo in cui la destra palermitana si è cacciata”. “Anziché interrogarsi sui loro errori – prosegue Mariella Maggio – cercano in zona Cesarini di buttarla in caciara e pensano di cavarsela additando al pubblico ludibrio un candidato della coalizione progressista ad un consiglio di Circoscrizione di Palermo perché figlio di un condannato per mafia. A loro non importa che il candidato sia un militare su cui non si può dire nulla, e che ha rotto da tempo col padre, che tra l’altro non è un boss come invece esagera Lagalla”.
Anche Impastato era figlio di un mafioso
“Tajani e Lagalla – afferma ancora la dirigente di Art1 – non sanno evidentemente che anche Peppino Impastato era figlio di un uomo di Cosa nostra, mentre sapevano benissimo cosa significava, quale segnale si dava accettando il sostegno di Marcello dell’Utri e Totò Cuffaro. E anziché cercare di confondere le acque, dovrebbero preoccuparsi per il fatto che un candidato al Consiglio comunale abbia accettato il sostegno elettorale di un importante mafioso, questo sì un vero boss, garantendo che una volta eletto sarebbe stato a sua completa disposizione”. “Tajani – conclude Mariella Maggio – non ha saputo dire altro che ‘purtroppo sono cose che capitano’. No, non sono cose che capitano, ma il risultato di scelte ben precise, e dobbiamo prendere atto che questi esponenti della destra non hanno ancora capito la lezione”.
La replica di Lagalla
“Miceli conferma ancora una volta la doppia morale che offusca la loro visione della realtà. La redenzione, il perdono, l’espiazione dei peccati, valgono solo per gli amici e non per gli avversari politici. Due pesi e due misure”. Così su Twitter il candidato sindaco di Palermo del centrodestra Roberto Lagalla, replicando a Franco Miceli.
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