Sono circa 350, si apprende in ambienti di governo, i giornalisti accreditati alla conferenza di Palermo sulla Libia del 12 e 13 novembre. Diversi i giornalisti di testate internazionali. Si partirà lunedì pomeriggio con i primi arrivi dei rappresentanti politici dei circa 30 Paesi presenti al summit. La sessione plenaria è prevista per martedì.
Un incontro che, però, politicamente, è un terreno minato, a cominciare dai partecipanti. Il premier Giuseppe Conte, in vista della conferenza di Palermo del 12 e 13 novembre sulla Libia, ha dalla sua parte le Nazioni Unite ma comincia la sua strada in salita: in Sicilia, infatti, mancheranno i big europei Emmanuel Macron e Angela Merkel, con la cancelleria che, nonostante avesse assicurato al premier la sua presenza nell’ultimo faccia a faccia a Bruxelles, ieri ha formalizzato il forfait.
Poco più di un mese fa appariva probabibile, comunque, la presenza di Donald Trump ma anche quella è saltata e ora rischiadis altare anche la presenza del suo inviato più importante, il segretario di Stato Usa Mike Pompeo. Un fiorfait che arriverà quasi certamente oggi nonostante Donald Trump sia tra gli sponsor principali dell’azione italiana nel Mediterraneo. Mentre è confermata la presenza del premier russo Dmitri Medvedev (non di Vladimir Putin però): tra le potenze del pianeta è Mosca, quindi, ad inviare alla conferenza italiana il rappresentante di più alto profilo. Oggi il Quai d’Orsay ha confermato all’Ansa che sarà il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, a rappresentare Parigi. La Germania sarà rappresentata, invece, dal ministro degli Esteri, Niels Annen.
Per il premier Conte però, il successo dell’iniziativa sta innanzitutto nella partecipazione, nutritissima e al più alto livello, dei rappresentanti del mondo arabo e di quelli del mosaico libico, tutti “di altissimi profilo”, si sottolinea nell’esecutivo.
A Palermo, infatti, ci saranno il presidente egiziano Abdel Fatah Al-Sisi e il presidente tunisino Beji Caid Essebsi. Confermata la presenza del premier libico riconosciuto dall’Onu, Fayez el-Serraj, e del generale Khalifa Haftar, che di fatto controlla la Cirenaica. E ci saranno anche i rappresentanti delle potenti milizie di Misurata.
In tutto si contano 30 “invitati”, tra i quali anche ‘il ministro degli Esteri’ della Ue Federica Mogherini, che starà a Palermo entrambi i giorni del summit. A condurre il vertice saranno Conte e l’inviato speciale Onu in Libia Ghassan Salamé che, il 13, terranno anche la conferenza stampa finale al termine della sessione plenaria. Il giorno prima, invece, sarà quello della cena di lavoro tra i partecipanti, una sorta di “welcome dinner” per preparare il terreno al vertice vero e proprio di martedì. Tra i commensali ci saranno anche i rappresentanti della Cina, della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale.
Snobba il vertice, invece, la Francia, principale ‘competitor’ dell’Italia sullo scacchiere libico. Dovrebbe essere rappresentata dal capo della diplomazia Jean-Yves Le Drian. Il gioco delle presenze e delle assenze sembrerebbe delineare un asse tra Onu, Italia e Russia, con “l’amichevole” sponsorizzazione degli Usa e il defilamento dei grandi dell’Europa. E c’è chi fa notare che anche alla conferenza sulla Libia del maggio scorso all’Eliseo i rappresentanti occidentali non furono di alto profilo, a cominciare da quello dell’Italia, alle prese peraltro con la formazione del governo dopo il voto del 4 marzo.
E il primo passo per tentare una pacificazione libica potrebbe essere il rinvio delle elezioni in quel Paese. La sintonia tra Italia e Onu si concretizza anche proprio nella scelta della data delle elezioni parlamentari: non certo il 10 dicembre, come stabilito a maggio a Parigi, ma nel 2019, come previsto dalla nuova road map presentata in queste ore all’Onu.
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