La Finanziaria regionale siciliana è naufragata. Con un colpo di mano inaspettato grazie al ricorso al voto segreto l’Ars ha bocciato l’articolo 7 senza il quale l’intero impianto della manovra va gambe all’aria.
Si tratta della norma che permetteva di spalmare su 30 anni una quota consistente del disavanzo da 2 miliardi e 143 milioni maturato fra il 2015 e il 2017 che deve essere pagato obbligatoriamente ora per sentenza della Corte dei Conti. Restavano fuori circa 540 milioni da pagare nel triennio e per effetto dei quali erano stati messi in atto tagli da lacrime e sangue.
Ma il voto ha fatto saltare tutto e il Vice Presidente della Regione se la prende con l’uso distorto e personalistico del voto segreto.
In un clima di scambio di accuse fra governo, maggioranza che non esiste ed opposizione arrivano i grillini che si offrono a Musumeci per un governo tecnico a patto che scarichi Forza Italia.
Il messaggio del capogruppo pentastellato è chiaro “La bocciatura degli articoli 7 ed 1, cardini di questa disastrosa Finanziaria, è la lapalissiana dimostrazione dell’inconsistenza di questo governo, che non ha saputo difendere le norme fondanti dell’impianto normativo portato in aula. A scontarne le conseguenze, come al solito, saranno i siciliani, che attendono invano risposte da questo arrogante e presuntuoso esecutivo. A questo punto Musumeci ha poca scelta: o si libera dalle zavorre che lo frenano e scrive assieme a noi quattro riforme per salvare la Sicilia o vada a casa” dice Francesco Cappello. “Non ci interessano le poltrone – dice Cappello a nome del gruppo – ci interessa risolvere le tante emergenze di un’isola al collasso. Musumeci ne prenda atto”.
Lui, Musumeci, che ieri non era in Sicilia, ha convocato la giunta per decidere cosa fare. All’ordine del giorno c’è un solo punto: ‘comunicazioni del Presidente’. Non è in agenda l’accordo con i 5 stelle, ma le strade possibili sono solo due. Da una parte c’è la possibilità di cedere e ricorrere ad un nuovo esercizio provvisorio probabilmente fino al 31 marzo visto che ormai siamo a metà febbraio e già in gestione provvisoria da 14 giorni. Sarebbe una grande sconfitta.
Ma dall’altra parte c’è la possibilità di provare il braccio di ferro e andare in aula con un maxi emendamento che reintroduca dalla finestra le norme bocciate con il rischio,m però, di un nuovo stop e con la certezza che il clima in aula sarà da scontro. La decisione potrebbe slittare e con essa anche l’intero percorso della finanziaria sempre più in salita.
In realtà ci sarebbe anche una terza strada, quella delle dimissioni. Una voce che qualcuno sembra mettere in giro in queste forse più per far preoccupare i deputati che andrebbero tutti a casa prematuramente che non per reali intenzioni. Ma da Musumeci c’è da aspettarsi anche che prenda in esame una simile eventualità
E forse di tempo il governo ha bisogno visto che adesso piovono critiche anche pesanti nei toni da parte degli industriali. “Quando pensi di avere toccato il fondo, poi scopri che si può ancora scendere” commentano da Sicindustria. “Lo spettacolo di questi giorni proposto da Governo e Parlamento regionale, che continuano a farsi la guerra sulla pelle dei siciliani, è davvero sconfortante soprattutto se si pensa che ciò avviene nell’anonimato, grazie al voto segreto che mortifica il rapporto di trasparenza che deve esserci tra elettori ed eletti. La Regione sta mostrando tutta l’incapacità nel proporre una qualsiasi idea di sviluppo: in oltre 50 articoli non si trova un progetto di crescita, si prevedono tagli e poi nulla per invertire una rotta che sembra tragicamente segnata. Il rischio è, come al solito, quello che la montagna partorisca un topolino”.
“Il governatore Musumeci – afferma il vicepresidente vicario di Sicindustria, Alessandro Albanese – ha ultimamente rimproverato a Sicindustria le critiche mosse al governo. Noi diciamo che, se da un lato le critiche possono creare prurito, dall’altro sono strumento di confronto indispensabile da cui dovrebbe passare sempre l’azione politica. Oggi ribadiamo che sarebbe importante parlare di misure rivolte alla crescita del sistema economico e quindi dell’occupazione, piuttosto che ricordarsi delle imprese solo quando c’è da rimpinguare le casse pubbliche”.
Ma ad oggi più che parlare di crescita c’è il rischio che si debba parlare di sopravvivenza. In campo scende l’assessore Turano “Ho letto con stupore e dispiacere la nota di Alessandro Albanese. Trovo il giudizio di Sicindustria sul governo regionale e sul Presidente Musumeci ingeneroso e pressapochista”.
“Questa giunta – sottolinea Turano – si è trovata a fare i conti con un’ eredità drammatica, con uno sfascio politico, economico e sociale senza precedenti. Eppure in appena un anno siamo riusciti a spendere 170 milioni di fondi europei a favore delle imprese, finanziando circa 400 aziende tra start-up e attività già esistenti. Numeri decisamente diversi rispetto a quelli risibili di altri governi in cui Sicindustria esprimeva addirittura assessori”.
“Questa congiuntura richiederebbe maggior senso di responsabilità e collaborazione soprattutto da chi ha oggettivamente qualche responsabilità del disastro perpetrato ai danni della Sicilia e dei siciliani” conclude l’assessore.