La spaccatura è servita ma può ancora rientrare. Ne è convinto il Presidente della Regione Nello Musumeci che sceglie il silenzio all’indomani della conferma della candidatura di Gianfranco Miccichè alla presidenza della regione.
Spaccato il centrodestra con la candidatura di Gianfranco Miccichè a Presidente della Regione che lo contrappone a Nello Musumeci ma spaccato è soprattutto lo stesso partito di Miccichè, Forza Italia, dove l’ultima tegola arriva dall’ex Presidente del Senato Renato Schifani che denuncia di non essere stato invitato alla riunione che ha gettato Miccichè nella mischia elettorale e si asterrà dall’esprimere un parere perché “sono state violate volontariamente e palesemente le regole di trasparenza nella gestione del partito”.
Manca, peraltro, la benedizione di Silvio Berlusconi e dentro Forza Italia questo non è un dettaglio da poco
Il governatore sceglie di non alimentare le polemiche e lasciare che Forza Italia affronti al suo interno la propria spaccatura. Al suo fianco sa di avere i due assessori forzisti ovvero Marco Falcone che è anche commissario di Forza Italia a Catania e che è stato uno dei promotori della prima ora della candidatura di Musumeci quattro anni fa ed il vice presidente Gaetano Armao. Due assessori le cui posizioni lo rassicurano circa la ‘fedeltà’ di Forza Italia testimoniata anche da ben due documenti pubblici in due giorni firmati anche da sette deputati
Dentro Forza Italia, infatti, da una parte c’è chi sostiene che Silvio Berlusconi abbia già dato il proprio via libera a Miccichè e lo appoggia verso una candidatura e chi sottolinea, invece, che il presidente del partito non sia neanche stato investito della questione. Di fatto comunicazioni non ce ne sono da Arcore. Ne ufficiali ne ufficiose.
C’è poi l’ala dei dissidenti più vicina a Musumeci che sembra allargarsi. Sette deputati regionali e tutti gli assessori regionali, infatti, insistono nella ricerca della pace con Musumeci anche se non possono esimersi dal dire che l’eventuale candidatura di Miccichè è rispettabile.
Ma c’è anche un’altra interpretazione secondo la quale la candidatura è solo uno strumento per riprendere il controllo del partito che gli era sfuggito di mano dopo la seduta dell’Ars dedicata alle comunicazioni del Presidente sulla situazione politica.
Insomma Miccichè non avrebbe realmente voglia di fare la corsa a Presidente ma avrebbe da una parte subito l’investitura dall’altra la starebbe usando per spaccare e cercare soluzioni alternative perché con Musumeci, ne è convinto, si perde.
Il presidente dell’Ars, per parte sua, riceve l’appoggio di Sicilia Futura per bocca di Nicola D’Agostino ed una apertura dalla Lega per bocca del segretario Nino Minardo. Passaggi che confermano che quantomeno adesso si dovrà discutere nella prossima riunione di coalizione. Il panorama sembra rispecchiare quanto accaduto a Palermo dove al tavolo delle trattative ogni partito si è presentato con un proprio candidato più per avere qualcosa da mettere nel piatto delle trattative che per vera velleità. Almeno per alcuni.
Ma il quadro adesso è complesso anche perché, contemporaneamente, Miccichè tratta anche ad una apertura verso il Pd e parla con il segretario Barbagallo ma questa eventualità sarebbe incompatibile con la presenza della Lega.
Di fatto a destra la coalizione sembra adesso spaccata in tre con Fratelli d’Italia, Diventerà bellissima e forse Udc (molto dipenderà da come andrà a finire a Palermo) su Musumeci; Lega, Sicilia Futura e mezza forza Italia su Miccichè e la possibilità di un terzo candidato centrista magari con l’appoggio dell’altra metà di Forza Italia che però più probabilmente starà con Musumeci.
A sinistra metà dei 5 stelle e il Pd trattano l’allargamento mentre l’altra metà gialla insieme alla sinistra chiede conto e ragione al Pd di queste trattative. Ci sono i margini per Musumeci per recuperare ma anche il rischio che alla fine sia tutti contro tutti.
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