Il ministro per la Protezione civile e le politiche del Mare, nonché ex presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, è certo: “Al sud ci sono centinaia di migliaia di giovani che stanno a casa col reddito di cittadinanza”. Sulle pagine di “Libero”, l’ex Governatore si scaglia ancora una volta contro la misura voluta dal Movimento Cinque Stelle nella precedente legislatura, con Di Maio dal balcone a gridare “abbiamo abolito la povertà”.
Basta reddito ai giovani
Musumeci è chiaro: “Bisogna dire basta al reddito M5S per i nostri giovani. Mantenere in questo modo un ragazzo vuol dire levargli il futuro. Non è possibile – dice il ministro -. Lo Stato ha l’obbligo, il dovere di aiutare chi ha famiglia, specie quelle numerose, chi non può lavorare, gli anziani, i disabili, i fragili. Il giovani invece ha il diritto di organizzare il proprio futuro, aiutato dallo stato grazie alle politiche attive”.
Abusivismo, mai più condoni
“Mai più condoni perché non c’è motivo di averne. Basta un controllo del territorio e saper lavorare guardando agli interessi generali e non agli interessi particolari – dice il ministro -. Le parole del ministro Pichetto Fratin? I sindaci sono nelle trincee, certo c’è qualche sindaco che forse non ha fatto il proprio dovere, bene se ne occupi la magistratura se quella condotta costituisce il reato. Ischia? Io credo che il fenomeno dell’abusivismo sia presente in tutta Italia – ha aggiunto -. È probabile che in alcune regioni del sud sia stato più evidente e questo denota una scarsa attenzione da chi avrebbe dovuto controllare l’attività nel proprio territorio”.
Autonomia? Non più profondo il solco nord-sud
“Noi riteniamo che l’autonomia differenziata debba responsabilizzare la classe dirigente locale ma non deve lavorare per rendere più profondo il solco tra Nord e Sud. A perdere non sarebbe il Mezzogiorno ma sarebbe il sistema Italia”, ha continuato Musumeci. “Quindi, va bene i Livelli essenziali sui quali bisogna necessariamente mettere un tetto – ha aggiunto – e lavorare
perché si possa aiutare con il fondo perequativo quella parte del Paese che è rimasta indietro”.
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