Invocando l‘art. 31 dello Statuto speciale della Sicilia, mai applicato, il governatore Nello Musumeci punta a ottenere una norma di attuazione per esercitare il potere di avvalersi della Polizia di Stato, e dell’esercito di stanza nell’isola, in situazioni di emergenza.
La giunta, come pubblica oggi il Giornale di Sicilia, ha approvato un ddl costituzionale (un solo articolo), trasmesso all’Assemblea siciliana per l’approvazione da inviare poi alle Camere per il via libera. Un iter che, però, dovrebbe durare almeno sei mesi anche se in realtà i ddl costituzionali in passato quasi mai hanno avuto esito positivo e per lo più non sono stati trattati o sono stati trattati parzialmente decadendo per fine legislatura prima di arrivare ad approvazione.
Il governatore potrebbe, dopo dare disposizioni alle forze armate e alle forze dell’ordine per ‘ricacciare a casa’ chi si permette di uscire e stringere ancora la cinghia sulla popolazione ‘reclusa’.
Lo schema di norma, deliberato dalla giunta Musumeci, prevede “l’attuazione dell’art.31 dello Statuto, con specifico riferimento agli strumenti necessari per affrontare con efficacia e tempestività eventuali situazioni di emergenza statali o limitate al territorio regionale, che determinino refluenze sull’ordine pubblico, la sanità e la sicurezza nel territorio della Regione siciliana o in parte di esso”. Al riguardo, il presidente della Regione, “in armonia con la legislazione statale e regionale di settore” può “adottare ordinanze contingibili e urgenti, nel rispetto dei principi fondamentali dell’ordinamento giuridico e dell’Unione europea e con efficacia estesa all’intero territorio regionale o parte di esso”.
Inoltre “le misure adottate dal presidente della Regione” troveranno “preventivo coordinamento con quelle eventualmente adottate dagli altri competenti organi dello Stato, in conformità ai principi di unità della Repubblica, solidarietà politica, sussidiarietà, leale collaborazione e proporzionalità tra misura ed evento da fronteggiare”. La norma prevede, infine, “che per l’attuazione delle ordinanze o di altri suoi provvedimenti, comunque denominati, il presidente della Regione, di concerto con il ministro dell’Interno, ai sensi dell’art.31 dello Statuto si possa sempre avvalere della Polizia di Stato e, ove occorra, delle Forze armate di stanza nella Regione, anche di concerto con il ministro della Difesa”.
Ma nel frattempo l’emergenza cresce su ben altri fronti. Per le imprese in Sicilia si prospetta una ecatombe, con perdite di fatturato, complessive, stimate tra i 5,1 e i 10,5 miliardi di euro. E’ lo scenario terribile che emerge da uno studio del Cerved e che il dipartimento dell’Economia della Regione ha preso come riferimento per la pianificazione degli interventi economico-finanziari per fronteggiare la grave crisi causata dall’emergenza Covid-19.
Due gli scenari ipotizzati, base e pessimistico. Se l’emergenza dovesse terminare a maggio, le perdite per il sistema produttivo sarebbero del 9,6%, con un calo di fatturato di 5,1 miliardi; nell’ipotesi peggiore, con l’emergenza fino a dicembre, la contrazione arriverebbe al 19,7% con un crollo del fatturato di 10 miliardi e mezzo. I settori più in sofferenza sono quelli degli alberghi e delle agenzie di viaggio: nel primo caso le perdite vengono stimate tra il 37,5% e il 73,3%, nel secondo tra il 35,5 e il 68,8%. “Questo scenario induce a riflettere sulla necessità di programmare iniziative di carattere finanziario economico più forti ed integrate a livello regionale”, si legge nel rapporto dell’assessorato all’Economia. Un ulteriore studio realizzato dal servizio statistica ed analisi economica della Regione siciliana, a inizio marzo, ha stimato che, limitatamente al periodo febbraio-maggio di quest’anno, in Sicilia la riduzione delle presenze turistiche genererà una perdita economica sul valore aggiunto di oltre 700 mln di euro (pari all’11,4% dei consumi turistici del 2019), e la perdita di 13.600 posti di lavoro.
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