Non una semplice rissa fra detenuti ne una rivolta come spesso accade e neanche un tentativo di fuga. La rissa scoppiata all’interno del carcere minorile del malaspina nella giornata di ieri è la prosecuzione di uno scontro mortale fra due gruppi di giovani iniziato per le strade della movida di Palermo.

L’omicidio in discoteca e il tentativo di vendicarlo in carcere

Alla base di tutto c’è l’omicidio in discoteca, Una vicenda iniziata con una risa in centro città ed il pestaggio di un giovane, proseguita con l’omicidio del presunto autore del pestaggio da parte del fratello minore del giovane poco distante dal primo episodio, al di fuori di una discoteca in centro e dopo due settimane del primo evento.

Adesso lo scontro fra gli amici della vittima e quelli del presunto assassino continua fra le mura de carcere

“Un gruppo di detenuti al Malaspina a Palermo si è violentemente e pericolosamente fronteggiato e poi si è scagliato contro i poliziotti penitenziari” dice Paolo La Corte, vicesegretario provinciale del sindacato autonomo polizia penitenziaria che poi spiega il pericoloso contesto: “Tutto ruota intorno alla presenza in carcere di uno dei responsabili dell’omicidio di un ragazzo in una discoteca cittadina al culmine di una rissa, ristretto al minorile nonostante la giovane età – dice il sindacalista – Praticamente si sono create due fazioni di palermitani, e ieri se le sono date di santa ragione 3 o 4 di loro. Un poliziotto, per cercare di dividerli, ha preso un pugno in faccia ed è andato in ospedale in codice giallo e trenta giorni di prognosi”.

Una rissa alla quale ha preso parte anche lo stesso presunto assassino che nell’istituto penale minorile ha trovato chi lo spalleggia contro gli amici della sua presunta vittima.

Le parole del sindacalista

Il sindacalista spiega che “alcuni dei detenuti hanno anche tentato, fortunatamente senza riuscirsi, a togliere le chiavi ad un agente con la forza, colpendolo e strattonandolo. Per fortuna, con l’arrivo in Istituto di comandante e direttore, si è riusciti a rimetterli in cella ad uno a uno, ma si è vissuta una giornata di grande tensione”. “Si è consumato un gravissimo attacco allo Stato ed a chi lo rappresenta in carcere”, denuncia Donato Capece, segretario generale del Sappe: “ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri regionali e della Nazione: siamo in balia di questi facinorosi, convinti di essere in un albergo dove possono fare quel che non vogliono e non in un carcere! Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni”.

“Siamo alla frutta”

“Il Sappe esprime la vicinanza ai poliziotti di Palermo”, sottolinea Capece, “ma siamo davvero alla frutta: i detenuti rimangono impuniti rispetto alla loro condotta violenta e fanno quello che si sentono fare, senza temere alcuna conseguenza. Urgono contromisure per prevenire gli atti violenti ai danni dei poliziotti”, conclude il leader nazionale del SAPPE: “lo stato comatoso dei penitenziari non favorisce il trattamento verso altri utenti rispettosi delle regole né tantomeno la sicurezza”.

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