“Due morti annunciate nelle carceri siciliane, la prima, sabato scorso all’Ucciardone, di un detenuto gravemente malato che, nonostante le gravissime patologie di cui era affetto, continuava a restare nella struttura detentiva. La seconda nel carcere di Augusta, di un detenuto da molti mesi ormai in sciopero della fame. Fatti diversi che però testimoniano, in ugual misura come il “sistema giustizia” non sia in grado di gestire adeguatamente per una serie di concause a diversi livelli, giuridico, organizzativo, economico e soprattutto politico il dramma della detenzione carceraria”. Lo dice il presidente Giorgio Bisagna dell’associazione Antigone Sicilia.

Critiche allo Stato

“Non è ammissibile che in carcere e di carcere si debba continuare a morire. Lo Stato ha il dovere giuridico e morale di tutelare le esistenze di chi è trattenuto nelle strutture carcerarie – aggiunge Bisagna – Si assiste invece ad una “burocratizzazione” del problema dei suicidi in carcere che unito all’oggettiva carenza di assistenza psichiatrica e di personale dell’area educativa, continua a rendere le carceri luoghi oggettivamente inumani, dove, la pena da scontare non è solo la perdita della libertà, ma spesso anche la perdita della vita”.

Detenuto di Augusta muore dopo lo sciopero della fame

E’ morto nell’ospedale Cannizzaro di Catania un uomo di 67 anni, detenuto nel carcere di Augusta, per le conseguenze di uno sciopero della fame e della sete. La vittima stava scontando l’ergastolo ma si sarebbe sentito vittima di un’ingiustizia e così ha deciso, nelle settimane scorse, di protestare, rifiutando acqua e cibo. Il suo stato di salute è diventato precario, per cui si è reso necessario il trasferimento in ospedale ma il suo cuore non ha retto, smettendo di battere.

Detenuto dell’Ucciardone morto

Un detenuto è morto nel carcere maresciallo Di Bona ex Ucciardone per arresto cardiaco all’ottava sezione. Gli agenti della polizia penitenziaria hanno fatto di tutto per salvare il detenuto. Lo comunica il segretario regionale del Fsa Cnpp Maurizio Mezzatesta. Poco dopo è scattata una protesta alla nona sezione.