Un risarcimento da oltre due milioni e mezzo di euro è stato chiesto alla Regione Siciliana per la morte di Diane Christine Palmer, la turista australiana colpita il primo ottobre del 2018 da un albero in contrada Fegotti a Geraci Siculo, in provincia di Palermo, nel cuore del Parco delle Madonie.
L’avvio della causa civile contro la Regione Siciliana
I familiari della donna, assistiti dallo Studio legale Palmigiano & Associati, martedì hanno avviato una causa civile contro l’Assessorato Agricoltura della Regione Siciliana. Ritengono che la Regione sia responsabile sotto diversi aspetti. Secondo quanto ricostruito dalla Procura, in sede di indagini penali, non c’era nessuna segnaletica o alcun cartello che facesse pensare a una situazione di pericolo, inoltre non c’erano gli opportuni controlli sul lavoro degli operai e l’abbattimento dell’albero è stato effettuato in maniera scorretta, e il pino, invece di cadere all’interno del bosco, cadde rovinosamente sul sentiero che stavano percorrendo i due turisti, causando la morte della signora.
La ricostruzione degli eventi e delle presunte responsabilità
I coniugi australiani erano in vacanza in Sicilia e tra le diverse tappe programmate, una era proprio all’interno del Parco delle Madonie per una passeggiata naturalistica. Lì imboccarono un sentiero segnalato e, pur avendo incontrato sul percorso diversi operai della forestale che lavoravano alla sistemazione delle recinzioni, nessuno li avrebbe avvertiti di pericolosi lavori di potatura che erano in corso, proseguendo la loro passeggiata indisturbati, poiché non era presente alcuna segnaletica dei lavori. Poco dopo, un pino, cadendo, colpì la donna procurandole delle ferite che risultarono, dopo 44 giorni di lunga e dolorosa agonia, mortali.
Le presunte responsabilità dei forestali
Sul caso venne subito aperta una indagine per accertare lo svolgimento dei tragici eventi e le relative responsabilità. La famiglia, per il procedimento penale, si è fatta assistere dall’avvocato Raffaele Bonsignore e dopo quattro anni, il lavoro del Tribunale di Termini Imerese e delle forze dell’ordine, ha permesso di verificare lo svolgimento dei fatti, anche grazie a intercettazioni e alle dichiarazioni di due operai, e di confermare la responsabilità di alcuni addetti della forestale per aver agito “con una condotta sbrigativa, negligente, imperita e imprudente”, come accertato in sede penale dalla relazione del CTU nominato dal Pubblico ministero, per verificare la sicurezza del cantiere e l’operato dei dipendenti.
“Inadempimento della Regione Siciliana”
“Vi è una responsabilità degli operai e, quindi, dell’Assessorato, sotto vari aspetti – dice l’avvocato Alessandro Palmigiano, che assieme alle colleghe Licia Tavormina ed Elisabetta Violante segue la vicenda. “Il giudizio che abbiamo iniziato – continua Palmigiano – si fonda su quelle che riteniamo tre inadempimenti: primo, non c’era nessuna segnaletica o alcun cartello che facesse pensare a una situazione di pericolo; secondo, non c’erano sufficienti controlli sui lavori, tanto che, e questo è il terzo punto, l’abbattimento dell’albero è stato effettuato in maniera scorretta e il pino, invece di cadere all’interno del bosco, finiva sul percorso pedonale. Attendiamo pertanto la prima udienza di luglio – conclude il legale – che sarà una delle prime cause a seguito della Riforma Cartabia e auspichiamo, quindi, che la sentenza arrivi in tempi rapidi”.
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