E’ morta dopo aver lottato per più di 3 anni Francesca Marino, la donna che il pomeriggio del 15 giugno del 2020 era rimasta folgorata mentre faceva la doccia al Lido Italia di Romagnolo insieme alla nipote. Aveva solo 38 anni. Da quel maledetto giorno, per lei, è iniziata un’altra vita, fatta di dolore e sofferenza, in stato semivegetativo e sempre a letto.
Il calvario
E’ stata ricoverata per 21 mesi al Buccheri La Ferla sotto le cure del professore Giorgio Mandalà e dello staff dei reparti di Rianimazione e Riabilitazione. Poi la donna era tornata nella casa di Ciaculli, accudita dalla famiglia. “Francesca – raccontava un anno fa a PalermoToday la sorella Agata – era una forza della natura, un uragano, una guerriera, sempre allegra. Una donna forte e vivace, che oggi però è come una pianta secca”. Negli ultimi giorni era tornata in ospedale nel reparto di Rianimazione a causa di una grave polmonite.
La sua storia
Francesca era la seconda di cinque sorelle, ha fatto la parrucchiera e poi si era trasferita in Germania per convivere con un ragazzo, pur tornando spesso a Palermo per stare con i suoi genitori. Era rientrata in città il 31 dicembre del 2019. Le era stata diagnosticata un’ernia inguinale e aveva deciso di fare l’intervento qui a Palermo. Un intervento al quale non ha mai potuto sottoporsi: era fissato infatti per il 16 giugno 2020, il giorno dopo l’incidente. Nel tempo le condizioni di Francesca erano lentamente migliorate: riusciva a muovere le braccia e le gambe, anche se non riusciva ancora parlare. “Riesce comunque a comunicare con noi attraverso lo sguardo – spiegava ancora la sorella – se chiude gli occhi una volta significa sì, se lo fa due volte vuol dire no”. Francesca non è stata mai lasciata sola dalla famiglia, come testimoniano le tante foto postate sulla pagina Facebook “Giustizia per Francesca”.
Il processo
Sotto processo per le gravissime lesioni provocate alla donna e alla nipote sono finiti il gestore, Antonino Lucido, e la titolare del lido, Antonina Vernengo. Il gup Clelia Maltese aveva respinto la loro richiesta di patteggiare, ritenendo la pena troppo bassa, ma la proposta è stata poi accettata dal giudice monocratico, Giovanni La Terra: la donna ha concordato un anno e 10 mesi (pena sospesa) e l’altro imputato 2 anni e 2 mesi. E così Francesca e la sua famiglia non hanno avuto riconosciuto nulla nel penale, dove sono assistite dall’avvocato Rosalia Zarcone. “Quell’estate, dopo 15 anni – raccontava Agata Marino – avevamo deciso di affittare due bungalow al Lido Italia. Abbiamo firmato un contratto, che prevedeva pure un’assicurazione. La stagione formalmente doveva partire il 15 giugno, ma già dal 10 la struttura era aperta. Tanto che il 13, mentre eravamo lì con tante altre persone, abbiamo visto gli uomini della Capitaneria fare apparentemente dei controlli. Ma non si sono accorti che l’impianto elettrico non era a norma da almeno 6 anni, che il lido non aveva neppure un’assicurazione…”.
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