Un malessere profondo, un calvario durato 60 ore e conclusosi nel peggiore dei modi. Nell’aprile 2018 Simona Lorico, palermitana 37enne cassiera in un supermercato, è morta nonostante fosse stata visitata dai medici di tre ospedali diversi.
A farla soffrire tremendamente, un dolore al petto, ma i medici inizialmente non si accorsero che Simona andava operata urgentemente a causa di una dissezione aortica.
Eppure Simona aveva chiesto aiuto cercando di spiegare, nel modo più chiaro possibile, le caratteristiche del male che la affliggeva. Nel primo ospedale al quale si rivolse, l’Ingrassia le dissero che era in preda ad un attacco di panico.
Come si legge sull’edizione odierna del Giornale di Sicilia, potrebbero finire a giudizio i due medici di quella diagnosi fatta proprio all’Ingrassia.
Simona stava malissimo, tanto da rivolgersi, subito dopo, al Civico e poi al Policlinico, dove finalmente i medici si resero conto che era necessario l’intervento chirurgico cardiaco, eseguito quando però ormai era troppo tardi.
Per l’omicidio colposo della paziente il giudice Filippo Lo Presti ha disposto, adesso, l’imputazione coatta nei confronti di Giuseppe Follone e Maria Raccuglia, archiviando invece l’indagine per altri tre sanitari, Alessia Lo Verde, Carlo Li Castri e Antonia Giuliano.
Il pm Felice De Benedittis aveva chiesto l’archiviazione per tutti, sulla base delle indicazioni dei consulenti e ritenendo che la dissezione aortica non fosse diagnosticabile con gli strumenti a disposizione nei pronto soccorso, ovvero l’elettrocardiogramma e la radiografia.
Il Gip ha accolto le tesi sostenute dall’avvocato Elena Maiorca, legale delle persone offese. Adesso si attende che la Procura formuli l’imputazione nei confronti di Follone e Raccuglia, i primi due medici che avevano visitato la giovane all’Ingrassia.
Non è emerso invece nulla a carico di Li Castri e della Lo Verde: il primo, completato il proprio turno, affidò la paziente alla Raccuglia, l’altra visitò la giovane al Civico. Nulla nemmeno a carico del medico curante di Simona, la Giuliano. Sono difesi dagli avvocati Michele Giovinco, Marcello Carmina e Cinzia Lucia Di Vita.
Nell’ordinanza del Gip Lo Presti si fa riferimento a comportamenti segnati da “estrema leggerezza” da parte dei medici dell’Ingrassia, che non avrebbero fatto la consulenza cardiologica eseguita invece al Policlinico.
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