Monte Catalfano a Bagheria, nel Palermitano, resterà chiuso alla fruizione pubblica almeno sino al prossimo 31 ottobre. Così è stato stabilito dal sindaco Filippo Tripoli in accordo con la società di gestione, la Ecogestioni srl, affidataria dell’area comunale del parco a partire dal marzo scorso in seguito ad una convenzione. Si stanno prolungando gli interventi di manutenzione e per questo l’area resterà interdetta sino ad autunno inoltrato.
Cosa stabilisce l’ordinanza
Secondo quanto comunicato dalla stessa società affidataria i lavori di sistemazione dell’area non sono ancora stati completati. Già dall’aprile scorso questa zona non è più fruibile proprio per permettere in sicurezza questi interventi programmati. La nuova ordinanza stabilisce il prolungamento della chiusura “a tutela della pubblica e privata incolumità”. L’interdizione all’accesso è stabilita per tutta l’area ovviamente da parte di tutti i non addetti ai lavori. Inoltre è in vigore l’istituzione del divieto di sosta e transito nello spiazzale antistante l’accesso alla stessa area, tranne che per i mezzi degli addetti ai lavori.
Le ambizioni
A conclusione di questi lavori, secondo le mire del Comune bagherese, l’area di Monte Catalfano potrà diventare un luogo attrattivo per i bagheresi e per tutto l’hinterland. Non solo per i suoi panorami ma anche per la flora e la fauna che rendono un Sic (sito di importanza comunitaria) Monte Catalfano. La gestione in concessione dell’area è stata affidata a questa ditta che, una volta completati i lavori, si occuperà anche dei relativi servizi turistici.
La bellezza dell’area
Il complesso montuoso denominato Monte Catalfano prende il nome dell’altura più elevata e comprende, a ovest il Monte d’Aspra, al centro il Monte Catalfano, a est il Monte Città, sede dell’antica città punica di Solunto. Sul monte vi sono numerose grotte di natura tettonica o di origine marina. Le grotte di genesi tettonica sono note nel territorio come “zubbi” ed hanno in genere uno sviluppo verticale che in alcuni casi raggiunge anche diverse decine di metri. Ci sono poi le grotte di origine marina, dovute cioè alla lenta azione erosiva delle onde del mare. In una di queste è stata rinvenuta una mandibola di elefante nano, osservabile al museo paleontologico “Gemmellaro” di Palermo.
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