“Mondello diventi la nostra Montecarlo, soltanto per un turismo d’elitè”. E’ la visione di Riccardo Agnello, da 33 anni presidente dell’Associazione Salvare Mondello. Architetto e scrittore, a Talk Sicilia, Agnello spiega il suo punto di vista su come si possa rilanciare la splendida borgata marinara di Mondello. Anche quest’anno, alla vigilia della stagione estiva, si dibatte su come alleviare la pressione del traffico e la confusione sulla spiaggia, con il meraviglioso arenile rosa di origine organica che spesso viene lasciato a fine giornata in condizioni simili a quelle di una discarica.
“Per salvare Mondello bisogna salvare la costa est di Palermo, che non so bene perché la chiamino Costa Sud. Fino agli anni 80, quel tratto di costa era un bellissimo luogo dove c’erano varie spiagge ben attrezzate e anche alcuni dei ristoranti più belli d’Italia. Ne ricordo uno sulle palafitte.Poi l’amministrazione comunale decise di aprire quel tratto di mare agli scarichi fognari. Tutti quelli che andavano in quelle spiagge, in quei lidi attrezzati e in quei ristoranti adesso si sono riversati per forza su Mondello. Chiaramente la pressione antropica è impossibile” è il pensiero di Agnello.
Per questo motivo Agnello immagina una strategia di marketing da applicare alle coste palermitane: “Mondello deve essere una piccola Montecarlo, così come la costa est deve essere una piccola Rimini. Immagino che la costa est possa essere attrezzata per un pubblico più giovane, mentre Mondello, con la sua architettura Liberty e la sua spiaggia non troppo grande, è adatta a un pubblico più adulto, che cerca una vacanza serena al riparo dalla confusione”.
Agnello è caustico anche rispetto ai provvedimenti che l’amministrazione comunale intende adottare rispetto alla viabilità ed al traffico nella borgata marinara: “non conosco un luogo come Mondello, che ha il lungomare con le macchine, coi parcheggi in doppia fila. Girando il mondo non se ne incontra uno. Non può essere una ordinanza che dura tre mesi l’anno con fasce orarie e regole diverse rispetto al calendario della settimana. La fascia del lungomare va chiusa al traffico. Quando ero bambino ricordo che iniziavano in giugno. Ancora oggi ci sono i cippi all’ingresso di via Regina Elena, sia da un lato che dall’altro. Ai tempi si mettevano delle catene per ostruire il passaggio delle macchine. Le catene, paradossalmente, diventano un simbolo di libertà perché aprono. Quando 33 anni fa abbiamo levato le macchine in via Belmonte, non abbiamo detto chiudiamo via Belmonte, abbiamo detto apriamo via Belmonte alle persone”.