“Sono 400 le comunità per minori stranieri non accompagnati in Sicilia al collasso con operatori sono senza stipendio da un anno e pronte ad aprire le porte in uscita”. A trasmettere l’allarme a Bruxelles della sofferenza di liquidità delle strutture siciliane ospitanti minori stranieri non accompagnati è l’eurodeputato M5S Ignazio Corrao che dopo aver interrogato la Commissione Europea sulla possibile violazione dei diritti per i minori stranieri non accompagnati in Sicilia torna ad incalzare l’esecutivo europeo inviando una dettagliata relazione, sottoscritta anche dalle deputate M5S all’Ars Angela Foti e Claudia La Rocca e dalla deputata nazionale M5S Marialucia Lorefice, in cui si fotografa lo stato dell’arte.
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“Nel 2016 – scrivono i deputati – è raddoppiato il numero dei minori stranieri non accompagnati sbarcati sulle coste italiane. Erano 13.705 a fine luglio contro i 12.360 in tutto il 2015. La maggior parte è arrivata in Sicilia. Un aumento considerevole che mette in difficoltà l’intero sistema accoglienza. Sono 5.222 i bambini dichiarati scomparsi nei primi sei mesi dell’anno. Il sistema di accoglienza italiano appare ancora inadeguato a tutelare i bambini non accompagnati e i loro diritti. I centri hotspot, ad esempio, realizzati dall’Unione Europea e dalle autorità italiane per registrare i nuovi arrivi e velocizzare le procedure di respingimento ed espulsione, si trovano in una condizione cronica di sovraffollamento e non offrono servizi adeguati, nemmeno dal punto di vista igienico-sanitario. Il soggiorno massimo negli hotspot dovrebbe durare 48-72 ore, molti ragazzi finiscono per rimanere bloccati per settimane, spesso senza potersi cambiare i vestiti, nemmeno la biancheria intima e senza poter chiamare la loro famiglia a casa o i parenti in Europa”.
“Il fenomeno – sottolineano i deputati – ormai strutturale, necessita dell’individuazione di una risposta adeguata alle mutate caratteristiche del fenomeno migratorio minorile. Arrivi che non si può pensare possano ricadere solo sul bilancio (già al lastrico) della Regione o, peggio ancora, dei Comuni (il caso Augusta, che è pure un Comune in dissesto finanziario, è l’emblema di ciò). Da alcuni mesi infatti, il sistema di accoglienza siciliano ha iniziato a mostrare dei segni di inadeguatezza sia per la difficoltà di reperire idonee strutture residenziali, sia anche per la lievitazione dei costi di assistenza a carico dell’apparato pubblico e, di riflesso, delle stesse strutture di accoglienza. Dal 2014, la quota di compartecipazione statale ai costi sostenuti dai comuni per l’accoglienza dei minori in strutture autorizzate è stata ridotta ad euro 45,00, ai sensi del d.m. del 12.11.2014, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il quale nello stesso provvedimento ha sottolineato però nello stesso decreto che la somma a tale titolo erogata agli enti locali rappresentava la quota di contributo a carico dello Stato e non l’importo della retta nel suo complesso. Il Ministero ha quindi lasciato intendere in modo chiaro che le altre somme da sostenere come compartecipazione per la reale copertura dei costi del servizio MSNA, sarebbero dovuto essere a carico dei livelli di governo più vicini al territorio: le regioni, in particolare, e gli enti locali. La Regione siciliana ha interpretato in maniera fuorviante il predetto provvedimento in modo pretestuoso, considerando la quota giornaliera pro capite di 45,00 €, la misura definitiva del contributo da erogare ai comuni, al fine di sostenere il costo del servizio minori affidato alle strutture di accoglienza. Una impasse che sottopone i minori alla possibile violazione dei minori sanciti dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo sottoscritta il 20 novembre 1989, ratificata dall’Italia con la legge n. 176/1991 e ancora dall’art. 24 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Morale – concludono i deputati – mentre la Regione Siciliana cincischia nel rendicontare alla stessa Europa i numeri del fenomeno, siamo certi che la Commissione Europea farà il massimo affinché gli Stati Membri rispettino gli obblighi derivanti dall’acquis dell’UE in materia di asilo”.
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