La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per minacce e violenza dell’ex patron della Ksm, Rosario Basile.
Per il pm Siro De Flammineis, Basile ha avuto una relazione con una dipendente, dalla quale è nato un figlio non riconosciuto. L’ex titolare della società di vigilanza privata avrebbe minacciato la donna per farla abortire e poi l’ha licenziata.
Oltre a Basile rischiano il processo Francesco Paolo Di Paola, ex dirigente della Ksm (che avrebbe aiutato l’imputato), Marcella Tabascio (segretaria di presidenza della Ksm), Salvatore Cassarà, maresciallo dei carabinieri indagato per rivelazione di segreto istruttorio, Veronica Lavore, Antonino Castagna, dipendente della Ksm (accusato di violenza privata),Francesco Spadaro, altro dipendente della Ksm, e Salvatore Lo Presti.
Secondo il pm De Flammineis, l’avvocato Basile avrebbe cercato prima di non fare nascere il bambino e poi di non riconoscerlo. Quando fu chiaro non solo che la donna non avrebbe abortito, ma che il figlio che portava in grembo era di Basile (una consulenza sul Dna, allegata al processo civile, stabiliva una compatibilità del 99,9 per cento) sarebbe scattata la ritorsione dell’imprenditore che avrebbe licenziato la dipendente e fatto “carte false” per screditarla, inventando anche una relazione tra la donna e un altro dipendente, sostiene l’accusa.
Nel corso di un interrogatorio davanti al gip, alla fine, Basile aveva respinto l’accusa di avere ordito un piano contro la donna, ma si era detto pronto ad assumersi le proprie responsabilità. Cosa che poi non avvenne. Nel processo civile è stato il giudice a stabilire la paternità del bambino.