Un gps era stato piazzato sotto la scocca dell’auto di Gianfranco Miccichè. Il dispositivo avrebbe la possibilità di tracciare gli spostamenti del veicolo. Lo ha raccontato a BlogSicilia Gianfranco Miccichè in persona.
La spy story siciliana inizia ieri sera, giovedì 15 giugno, quando l’ex presidente dell’Assemblea Regionale siciliana ritorna a Palermo da Milano dopo aver preso parte ai funerali di Stato per celebrare Silvio Berlusconi.
Sono gli uomini dello staff di Miccichè a scoprire il dispositivo. E’ una guaina nera con all’interno quattro batterie, collegata a un dispositivo con due antenne, una Gsm e l’altra Gps, al cui interno c’è una scheda sim con un numero contrassegnato a penna: 12049. Un sistema, in realtà, non modernissimo ma certamente efficace ed efficiente.
L’apparecchio era attaccato alla macchina con un magnete al neodimio. Un sistema veloce per collocarlo, abbastanza discreto ed efficace anche quello. Attaccare semplicemente il dispositivo all’auto è una operazione che può essere effettuata in pochi secondi senza farsi notare più di tanto.
L’episodio viene immediatamente denunciato alle forze dell’ordine. Al loro arrivo la polizia mostra qualche preoccupazione. mentre vengono eseguiti i primi accertamenti a Miccichè non viene consentito di utilizzare l’auto per tornare a casa e il politico viene accompagnato dalla stessa polizia per ragioni di sicurezza. “Per fortuna non era un ordigno”, spiega Miccichè. A notte fonda, l’apparecchio viene “restituito” all’ex presidente dell’Ars.
Per quale motivo un gps sotto la macchina di un esponente politico? Miccichè non intende far passare sotto silenzio questa vicenda e denuncia un clima di “terrore”. “Io sono stato in cinque governi nazionali e per venti anni sono stato al governo. Alcuni meccanismi li conosco, so come funzionano queste cose. E so pure chi lo ha fatto mettere”, afferma l’ex presidente dell’Ars.