Il nuovo rinvio delle elezioni di secondo livello nei Liberi Consorzi siciliani (le ex province) non è legittimo. Lo mette nero su bianco il Consiglio dei Ministri che ha impugnato la leggina siciliana di rinvio varata a novembre scorso quando ormai ci si avvicinava alle elezioni che erano state indette per il 15 dicembre.
Già una volta la riforma che avrebbe dovuto reintrodurre l’elezione diretta nelle ex province non ha trovato il consenso necessari per l’approvazione e per questo si erano indette elezioni di secondo livello in base alla legge attualmente in vigore e mai applicata. Il 4 novembre scorso, però , al culmine di un vertice di maggioranza il presidente Schifani ha preso atto della volontà, riconfermata dai rappresentanti della coalizione, di procedere nel percorso che porterà all’elezione diretta per le ex Province regionali. Di conseguenza, qualche giorno dopo, il voto di secondo livello per le ex Province siciliane, previsto per il 15 dicembre, è stato annullato.
Lo strumento è stato un emendamento alla riforma Urbanistica, approvato dalla maggioranza di centrodestra all’Assemblea Regionale Siciliana che ha anche prorogato il mandato dei commissari e rinviato le elezioni di secondo grado nei Liberi Consorzi Comunali e nelle Città Metropolitane a una domenica tra il 6 e il 27 aprile 2025. La maggioranza di centrodestra ha presentato un disegno di legge per ripristinare l’elezione diretta dei vertici degli enti intermedi. Per tornare al suffragio universale, era necessario bloccare le elezioni di secondo grado che avrebbero coinvolto solo sindaci e consiglieri. La proroga dei commissari fino al 1° marzo 2025, un giorno dopo la scadenza dei loro contratti, darà all’ARS il tempo necessario per approvare la nuova legge. Le elezioni successive, dopo l’approvazione del testo, potrebbero quindi svolgersi con il suffragio universale, possibilmente in concomitanza con le elezioni amministrative di primavera. Il disegno di legge, già approvato dalla commissione Affari Istituzionali, passerà alla commissione Bilancio per poi tornare alla prima per il voto finale. L’obiettivo è permettere ai cittadini di scegliere direttamente i propri rappresentanti, come previsto dal programma del presidente della Regione Renato Schifani.
La procedura è continuata con i commissari straordinari dei Liberi Consorzi Siciliani ovvero le ex Province che hanno, così, ricevuto il 18 novembre 2024, la proroga del loro mandato.
Nel frattempo, però, una prima legge d rinvio precedente a questa ed impugnata da Roma veniva dichiarata incostituzionale. Di fatto i giudici della Suprema corte dicevano chiaramente che bisogna andare alle elezioni con qualsiasi legge sia in vigore perché non si può continuare a tenere gli enti commissariati già da undici anni.
Dunque il percorso che avrebbe portato all’impugnativa anche di questa norma appariva, quantomeno, scontato e serviva, probabilmente, solo a prendere tempo in attesa di varare una legge che permettesse il voto diretto. La difficoltà è quella di superare la legge Delrio a livello nazionale, tema che è fra gli obiettivi anche del governo Meloni ma solo nel 2026.
Nella riunione di ieri il Consiglio dei Ministri ha impugnato due passaggi di altrettanti leggi regionali ovvero la legge della Regione Siciliana n. 27 del 18/11/2024, recante “Disposizioni in materia di urbanistica ed edilizia. Modifiche di norme”, proprio quella di cui stiamo parlando. La motivazione è chiara “in quanto talune disposizioni, eccedendo dalle competenze statutarie e ponendosi in contrasto con la normativa statale in materia di elezione dei Presidenti dei liberi Consorzi comunali e dei Consigli metropolitani, violano gli articoli 1, 3, 5 e 114 della Costituzione”.
Impugnata anche la legge della Regione Siciliana n. 28 del 18/11/2024, recante “Variazioni al Bilancio di previsione della Regione per il triennio 2024-2026”, in quanto talune disposizioni, eccedendo dalle competenze statutarie e ponendosi in contrasto con la normativa statale in materia di coordinamento della finanza pubblica, violano l’articolo 117, terzo comma, della Costituzione, nonché l’articolo 81, terzo comma, relativamente alla copertura finanziaria.
Ma il tema principale è proprio la legge 27. L’impugnativa da un segnale chiaro proprio quando il tavolo del centrodestra palermitano aveva deciso di mandare emissari a Roma per chiedere una deroga per poter procedere sulle Province in Sicilia prima della scadenza del 2026 pensata da Giorgia Meloni. Un tema importante perché da queste elezioni può dipendere la tenuta della maggioranza stessa visto le tensioni con gli autonomisti che ne fanno una questione di rappresentanza politica territoriale non più rinviabile
“La notizia, ovvia, dell’impugnativa da parte del Consiglio dei ministri del provvedimento del governo Schifani che prevedeva l’elezione dei presidenti e dei consigli, dei liberi consorzi comunali, e delle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, viola chiaramente ed evidentemente più punti della legge statale” dice Giancarlo Garozzo, già sindaco di Siracusa e Componente esecutivo Italia Viva Sicilia.
“Il governo dello stesso colore politico si è così visto costretto, rasentando il ridicolo, a dare al nostro ‘amato’ presidente della regione, per l’ennesima volta, dell’analfabeta istituzionale. Indegno e inqualificabile il balletto istituzionale al quale stanno costringendo le istituzioni siciliane. Voglio ricordare che la Legge Delrio in Sicilia non ha mai trovato alcuna applicazione perché i vari governi di centrodestra che si sono succeduti, hanno sempre ritenuto più ‘comodo’ assoggettare le provincie a singoli individui, commissari di nomina fiduciaria del governo regionale”, conclude.
“In aula avevo già detto che tutto questo non sarebbe mai avvenuto ed era una farsa, ma il governo, in maniera arrogante, è andato avanti senza sosta“ dice il deputato del Pd all’Ars Nello Dipasquale.
“L’avevo ampiamente preannunciato in Aula che ad aprile non ci sarebbero state, ma non fui ascoltato. Ricordo bene – continua il deputato – che dissi che ad aprile non si sarebbe votato sarebbero stati degli imbroglioni, in caso contrario sarei stato io il bugiardo, mi pare che i fatti mi stiano dando ragione“.
“Adesso tutto il centrodestra si metta il cuore in pace visto che vanno rispettate le leggi, in questo caso la legge Delrio che prevede che a votare siano i sindaci e i consiglieri in carica dei comuni che fanno parte dell’ente di area vasta. Ora basta con i commissari alla guida delle province, la Corte Costituzionale ha detto più volte che non possono guidare loro le province, non si può andare avanti così. Purtroppo per loro non sarà possibile distribuire poltrone a piacimento”, conclude Dipasquale.
“Lo avevamo detto in tutti i modi, in tutte le salse e in tutte le sedi: sulle Province, per il governo Schifani sarebbe arrivata da Roma una sonora bocciatura, cosa che puntualmente si è verificata. L’impugnativa romana del rinvio delle elezioni di secondo livello è la conseguenza dell’arroganza del governo Schifani, che è rimasto sordo non solo ai nostri avvertimenti, ma perfino ai dettami della Corte Costituzionale che ha chiaramente indicato le elezioni di secondo livello come unica via percorribile con la Delrio ancora in piedi. Speriamo che ora Schifani e ĺa sua maggioranza si mettano il cuore in pace, mettano da parte la loro voglia di distribuire nuove poltrone e accantonino il Ddl sulla reintroduzione diretta delle Province, attualmente in Prima commissione, smettendola di prendere in giro i siciliani e il Parlamento” afferma il capogruppo del M5S all’Ars, Antonio De Luca.
“Questo governo – conclude De Luca – porta in aula pochissime manovre e quando lo fa, lo fa spesso nel peggiore dei modi, tanto da costringere il governo amico di Roma a bocciarlo, come ha fatto ieri”.
“Tanto tuonó che piovve. Non era difficile prevedere che la norma per l’annullamento delle elezioni di secondo livello nelle Liberi Consorzi, sarebbe stata bocciata da Roma, ma l’arroganza ha condotto il governo di centrodestra ad ignorare non solo i nostri avvertimenti, ma anche le sentenze della Corte Costituzionale Ora speriamo che Schifani e la sua maggioranza smettano di ingannare i siciliani e il Parlamento, accettino la realtà e procedano, come vuole la legge nazionale, con l’elezione di secondo livello per porre fine ai troppi anni di commissariamento dei Liberi Consorzi” dice, infine, il capogruppo Pd all’Ars Michele Catanzaro.
Il nodo, adesso, è politico per la maggioranza siciliana. Per affrontare il tema della provinciali occorre, infatti, una interlocuzione romana per la quale il tavolo di maggioranza siciliana dello scorso venerdì 10 gennaio ha delegato il coordinatore per la Sicilia orientale di FdI Pogliese e il coordinatore politico di Noi Moderati Saverio Romano.
In base al mandato conferito dal tavolo di maggioranza siciliano la delegazione dovrebbe andare a Roma a chiedere un accodo di deroga per la Sicilia dove un ulteriore rinvio delle elezioni non è pensabile già alla luce della situazione normativa e, in alternativa, svolgere elezioni di secondo livello sarebbe politicamente penalizzante soprattutto per FdI (e 5 stelle dal lato opposto della barricata politica). Sbloccare le elezioni provinciali a suffragio universale, dunque, dovrebbe convenire a tutti anche se i meloniani preferirebbero, invece, lasciare tutto come sta. Se Fratelli d’Italia insisterà sul rinvio al 2026 sarà, dunque, più complesso risolvere anche gli altri nodi, ma questo sarà tema del prossimo tavolo dopo gli incontri romani.
La scelta del Consiglio dei Ministri di impugnare la legge siciliana, adesso, mette un altro tassello sembrerebbe nella direzione del no al rinvio delle elezioni e dunque al voto di secondo livello. resta il fatto che una scelta del genere metterebbe in crisi i rapporti con MpA e tutto ciò che ne consegue oltre ad apparire una sorta di autogol per FdI