All’indomani della firma dell’accordo fra Regione e Invitalia per lanciare le gare per la realizzazione dei termovalorizzatori in Sicilia ci si chiede cosa cambierà nella raccolta differenziata e come dovranno spostarsi i rifiuti dalle aree interne verso gli impianti.
Gli impianti di termovalorizzazione che saranno costruiti in Sicilia sono due ed entreranno in funzione nel 2028. Le aree sono già state individuate nel piani rifiuti. Sorgeranno uno a Palermo e uno a Catania rispettivamente nel sito di Bellolampo che già ospita la più grande discarica pubblica siciliana, e nell’area industriale della città Etnea. Costeranno complessivamente 800 milioni di euro con i fondi già stanziati all’interno dell’Accordo di coesione siglato a maggio con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e saranno interamente pubblici. I due impianti avranno una capacità complessiva di 600 mila tonnellate annue e produrranno insieme una potenza energetica di 50 Megawatt.
Saranno il punto nodale del piano regionale dei rifiuti che prevede anche 31 impianti di compostaggio (14 nuovi, di cui 6 pubblici), 24 biodigestori (20 nuovi, di cui 11 pubblici), 16 piattaforme tutte pubbliche di selezione del recupero per la raffinazione (di cui 11 nuove) che sostituiranno e miglioreranno i vecchi impianti Tmb. I termovalorizzatori, che saranno localizzati a Bellolampo, per Palermo, e nella zona industriale di Catania, saranno utilizzati per il trattamento dei rifiuti urbani non riciclabili, provenienti dalle piattaforme regionali di pretrattamento, biodigestione e compostaggio.
Non ci sarà un arretramento della raccolta differenziata. Il piano rifiuti prevede il recupero del 65% dei soldi urbani e l’azzeramento dei trasferimenti dei rifiuti fuori Regione. Questo permetterà la riduzione del 40% dei costi di trattamento rispetto a quelli attuali con un risparmio di circa 150 milioni di euro annui, e la riduzione del conferimento in discarica depositando non oltre il 10% di tutti i rifiuti prodotti, rispettando così gli obblighi previsti dalla normativa europea.
Ma con la firma dell’accordo non si passerà direttamente alle gare per gli impianti. Il primo passaggio fondamentale sarà l’assistenza che Invitalia fornirà alla Regione nella predisposizione della gara, da circa 16 milioni di euro, per la redazione dei Progetti di fattibilità tecnico-economica (Pfte), che sarà rivolta agli studi professionali di tutta Europa. Il documento dovrà poi essere approvato e sottoposto al vaglio della Commissione tecnico-specialistica che dovrà dare l’autorizzazione di impatto ambientale (Via). A seguire, sarà la volta delle gare per la progettazione esecutiva, la costruzione e la gestione dell’opera. Nella fase di monitoraggio, infine, il supporto sarà indirizzato al controllo sullo stato di avanzamento del progetto.
Inevitabilmente parte l’attacco 5 stelle firmato dai componenti della Commissione Ambiente all’ARS Cristina Ciminnisi, Adriano Varrica e Jose Marano: “L’entusiastico annuncio del presidente Schifani di aver affidato a Invitalia la gestione delle gare d’appalto per la costruzione degli inceneritori in Sicilia dimostra come questo governo di destra ha creato talmente tanto disagio in tema di rifiuti con anni e anni di mancata programmazione sugli impianti dell’economia circolare, da voler vendere ai cittadini la soluzione degli inceneritori come l’unica possibile. Peccato che gli inceneritori siano strutture altamente impattanti dal punto di vista ambientale, anacronistiche dal punto di vista tecnologico ed antieconomiche. C’è una sola verità: utilizzare una montagna di denaro pubblico, 800 milioni di euro per costruire due impianti che se tutto va bene non vedranno la luce prima del 2030, anno in cui l’Unione Europa ha fissato rigidi obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti. Paradossalmente la Regione Siciliana potrebbe inaugurare i due inceneritori e subito essere costretta a chiuderli”.