Sta collaborando con i pm di Palermo Vito Nicastri, imprenditore alcamese delle energie rinnovabili, ritenuto tra i finanziatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro, finito al centro di una inchiesta su un giro di mazzette che coinvolge anche il consulente della Lega Paolo Arata.

Proprio oggi nell’ambito dell’inchiesta che coinvolge anche il faccendiere Francesco Paolo Arata sono scattati nuovi arresti di un imprenditore e di un funzionario regionale entrambi adesso ai domiciliari

Nicastri era finito nelle inchieste della magistratura trapanese per aver trasferito una parte consistente dei suoi profitti alla Cosca di Matteo messina Denaro. Di questa vicenda parla il pentito Lorenzo Cimarosa.

“Mi ha detto che praticamente erano i soldi dell’impianto di… di quello degli impianti eolici di Alcamo, e che c’erano stati problemi perché aveva tutte cose sequestrate e i soldi tutti insieme non glieli poteva dare, perciò glieli avrebbe dati in tante tranches” disse il collaboratore di Castelvetrano, poi deceduto, agli investigatori parlando dei soldi fatti avere al boss proprio dall’imprenditore dell’eolico Vito Nicastri. I soldi sarebbero stati messi in una borsa e fatti avere in vari passaggi a Messina Denaro a cui li avrebbe materialmente consegnati Francesco Guttadauro, parente del padrino di Castelvetrano.

Per Nicastri è già arrivata una richiesta di condanna a 12 anni. L’imprenditore, che era ai domiciliari con l’accusa di concorso in associazione mafiosa dal 2018, è considerato fedelissimo del boss Matteo Messina ed è finito, subito dopo, al centro dell’inchiesta sul giro di mazzette che coinvolge diversi funzionari della Regione siciliana contattati per sbloccare procedimenti amministrativi legati alle energie rinnovabili. Indagati con Nicastri tra gli altri, anche Paolo Arata, ex deputato di Fi, ora vicino alla Lega e con interessi nelle rinnovabili e i figli di Nicastri e Arata.

Con l’imprenditore erano finiti davanti al gup il fratello Roberto, anche lui accusato di concorso in associazione mafiosa, per cui oggi sono stati invocati 10 anni. Imputati anche Melchiorre Leone e Girolamo Scannariato, per cui sono stati chiesti 12 anni e Giuseppe Bellitti, per cui è stata sollecitata la condanna a 10 anni. Sono tutti accusati di associazione mafiosa.

 

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