Assolto anche in appello Paolo Genco, presidente dell’ente di formazione Anfe. I giudici presieduti da Raffaele Malizia hanno assolto anche Baldassare Di Giovanni, titolare della società la Fortezza, ritenuto socio occulto di Genco e difeso dall’avvocato Giovanni Di Benedetto, Tiziana Paola Monachella, responsabile dell’Anfe di Castelvetrano difesa dall’avvocato Cinzia Calafiore, Aloisia Miceli, direttore amministrativo dell’ente difesa dagli avvocati Roberto Mangano e Miriam Lo Bello, e Rosario Di Francesco direttore della Logistica della delegazione regionale Sicilia Anfe. Genco, invece, era assistito da Massimo Motisi.
Secondo l’accusa, il presidente dell’ente avrebbe ottenuto finanziamenti non dovuti e utilizzato i soldi dell’ente di formazione per fini personali. Genco, per i pm, negli ultimi anni avrebbe sottratto un milione e 800 mila euro destinati alla formazione, utilizzandoli per investimenti, per l’acquisito di un’auto di grossa cilindrata, gioielli e orologi di lusso, polizze assicurative, dossier titoli.
Ottanta dipendenti dell’Anfe si erano costituiti parte civile al processo. Nella cassaforte di casa gli trovarono 30 lingotti e 49 monete d’oro (per oltre un chilo di peso) e 30.000 euro in contanti.
“È stata una lunga e faticosa battaglia processuale che alla fine ci ha dato pienamente ragione e ha restituito a Paolo Genco la sua onorabilità – dice l’avvocato Massimo Motisi – Ma nessuno potrà ripagare il danno causato da questo processo, il fallimento di Anfe, il licenziamento di centinaia di lavoratori, altri procedimenti penali a cascata”. Il giudice ha deciso l’assoluzione per tutti gli imputati con la formula perché il fatto non sussiste, il dissequestro di tutti i beni e il rigetto di tutte le domande delle parti civili.
L’inchiesta risale al 2017. La presunta frode nella formazione professionale porto poi al crac dell’Anfe. Genco e Di Maggio – secondo le ipotesi d’accusa e l’arresto – erano ritenuti responsabili dell’indebita percezione dal 2010 al 2013 di contributi pubblici a carico della Regione Siciliana e dell’Unione Europea per oltre 53 milioni di euro. Due anni fa l’assoluzione in primo grado, ora la nuova assoluzione in Appello.