Due uomini questa mattina si sono presentati questa mattina all’ufficio anagrafe del Comune di Palermo. Hanno cercato di comprendere come si stanno comportando i dipendenti comunali dopo quanto affermato dal sindaco Leoluca Orlando e dopo le direttive del Capo Area Maurizio Pedicone.
“Hanno chiesto – spiegano gli impiegati – cosa accade quando vogliamo regolarizzare la posizione di un richiedente asilo. Quali sono le procedure che stiamo seguendo”. Secondo chi si trovava all’interno degli uffici erano delle forze dell’ordine.
Sono state dieci questa mattina le richieste di asilo politico che sono state presentate all’ufficio anagrafe questa mattina a Palermo. Agli stranieri sono stati fissati gli appuntamenti per esaminare le pratiche.
Il primo appuntamento utile è stato fissato per il 28 gennaio, poi il 30 e il 31 gennaio. I richiedenti erano tutti originari del Bangladesh e del Ghana. Fino adesso a nessuno degli stranieri richiedenti asilo è stato concesso il certificato di cittadinanza o di residenza.
“E’ un modo per prendere tempo – spiegano alcuni dipendenti del comune di Palermo – Bisogna capire cosa succederà dopo le parole del sindaco Leoluca Orlando e del ministro Matteo Salvini”.
“I dipendenti dell’ufficio anagrafe del Comune di Palermo sono ufficiali d’anagrafe e sono nominati con decreto prefettizio. Anche se il sindaco è il soggetto delegato dalla legge ed esprime una volontà politica e il dirigente dell’ufficio e il capo area in questo caso Maurizio Pedicone firma un provvedimento con il quale dà seguito alle intenzioni del sindaco, questo non toglie che sono soggetti alla vigilanza del Prefetto e che rispondono di eventuali abusi e/o omissioni di ufficio.
Noi siamo preoccupati – dichiarano Nicola Scaglione del Csa, Salvatore Sampino e Ilioneo Martinez della Uil Fpl – non vogliamo che il clima da stadio che mette in discussione l’ordinamento costituzionale e i diritti dell’uomo, cose di grande valore e importanza, che non possono essere sminuiti dal clima politico elettorale. Non possiamo permettere che a rimetterci siano i dipendenti del comune dell’ufficio anagrafe che accogliendo le richieste dovranno difendersi in giudizio”.
“Abbiamo ricevuto diverse telefonate da parte dei funzionari e dipendenti comunali – L’affermano i sindacalisti del Csa Ral e Uil Fpl – che non sanno cosa fare e sono preoccupati per i rischi a cui vanno incontro. Apporre una firma ad un provvedimento li espone a possibili denunce e in caso di condanna alla perdita del posto di lavoro”.
Dalla Questura arriva, nel pomeriggio, una nota che smentisce in particolare la presenza della Digos “Con riferimento alla notizia diffusa in data odierna da organi di stampa locale, in ordine ad un asserita presenza di personale della Digos di Palermo presso l’Ufficio Anagrafe del Comune, per assumere informazioni sulle procedure, inerenti i richiedenti asilo politico, adottate da quell’ufficio, si riferisce che tale notizia è destituita di ogni fondamento e che nessun dipendente della locale Digos ha fatto accesso nei predetti uffici comunali, in data odierna”.
“Questa mattina si sono presentate prima due donne e poi due uomini nella stanza e hanno iniziato a fare delle domande sulle procedure seguite dall’amministrazione comunale per i richiedenti asilo politico.
Siccome le domande riguardavano l’andamento dell’ufficio ho invitato le due donne e i due uomini ad andare in direzione”. Lo afferma un’impiegata dell’ufficio anagrafe del Comune di Palermo. All’ingresso delle donne e degli uomini hanno assistito anche i dipendenti addetti alla portineria e anche altri funzionari in servizio all’ufficio anagrafe.