Matteo Messina Denaro è riuscito a restare per così tanti anni latitante grazie al suo immenso patrimonio. Milioni e milioni di euro che gli hanno permesso di crearsi una rete e di poterla continuamente alimentare. Un obiettivo perseguito dallo Stato negli anni per tentare di stanare la primula rossa. Oggi l’arresto in una clinica di Palermo dove era ricoverato sotto falso nome.
Nove anni fa il colpo più potente
Era soprattutto sul fronte del settore alimentare che Matteo Messina Denaro aveva puntato la sua attenzione. Nella grande distribuzione. Lì i suoi capitali sporchi venivano ripuliti, come emerso nel corso delle indagini che hanno messo in luce i rapporti con alcuni imprenditori del settore. La primula rossa di Cosa nostra aveva addirittura messo radici a Varese e a Milano, come rilevava un’inchiesta di 9 anni fa sui suoi beni. In quel caso fu inferto un colpo durissimo al patrimonio della mafia di Campobello di Mazara con il sequestro di beni per un valore di 38 milioni di euro. Beni ritenuti riconducibili proprio al boss latitante ed alla famiglia di Campobello.
Ingente patrimonio
Furono i carabinieri del Ros del comando provinciale di Trapani ad eseguire il provvedimento del tribunale delle misure di prevenzione di Trapani. Inchiesta partita dalla direzione distrettuale Antimafia di Palermo. Un sequestro che avvenne dopo l’arresto di esponenti di spicco dell’organizzazione criminale e l’individuazione di un ingente patrimonio ricollegabile a Messina Denaro. In quell’occasione i sigilli riguardarono aziende olearie, attività commerciali, abitazioni, terreni e numerosi rapporti bancari.
Il bene confiscato e rinato
Di recente, per l’esattezza lo scorso 5 dicembre, un bene confiscato è diventato centro aggregativo per i giovani e gli anziani a Erice, nel Trapanese. Si è svolta la consegna e l’inaugurazione della nuova sede sociale dell’associazione socio culturale “Insieme per Ballata”. L’associazione vincitrice di un bando comunale per l’assegnazione dei beni confiscati alla mafia, si è aggiudicata l’ex supermercato Despar. L’attività venne sequestrata nel 2013 all’imprenditore castelvetranese Giuseppe Grigoli, ritenuto prestanome proprio dell’allora latitante Matteo Messina Denaro.
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