La carriera di Di Ferro nasce con il Kandinsky club

Chi è Mario Di Ferro il ristoratore dei vip arrestato per droga, lo chef ha cucinato per papi, politici e star

Mario Di Ferro è uno chef molto noto a Palermo. Da 20 anni è cuoco della Chiesa Cattolica Romana, ha cucinato per due papi, Francesco e Benedetto XVI, per il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan e per Hillary Clinton.

Ha cucinato per la comunità di Sant’Egidio e per galà natalizi finiti sulle reti Mediaset. Un professionista di successo e il suo locale è sempre frequentato da tanti professionisti, burocrati e politici. Da qualche anno Di Ferro gestisce Villa Zito.

La carriera di Di Ferro nasce con il Kandinsky club

Ci sono altri soci, ma lui è il volto e l’anima del locale, l’unico in grado di portare a tavola la Palermo che conta. Il ristorante in piena via Libertà è un luogo dove tessere relazioni, farsi conoscere, mettersi a disposizione. Di Ferro è sempre stato un organizzatore di eventi di grande successo a Palermo negli anni novanta e duemila con la passione per la cucina. La carriera di Di Ferro nasce con l’apertura del Kandinsky club in via della Resurrezione.

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È il 1993 dopo le stragi accoglie lo chef che porta in città il jazz con spettacoli dal vivo e ristorazione. Subito ha riscosso successo. Due anni dopo alla Tonnara Florio apre la stagione degli eventi estivi: si esibiscono nel locale Renato Zero, i Pooh, Fred Bongusto, Noa, Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Samuele Bersani, Nek ed Edoardo Bennato. Di Ferro partecipa all’organizzazione dei concerti negli stadi, si fa un nome, conosce le persone che contano nel mondo dello show business. A chi lo chiama chef risponde di essere un semplice cuoco, di aver imparato a cucinare da sua nonna.

L’arresto

Sarebbe il pusher dei vip di Palermo e il primo caso di cessione di stupefacente contestatogli settimana fa non sarebbe unico. Almeno questa è l’accusa mossa allo chef nonché gestore del noto ristorante di Villa Zito in pieno centro città a Palermo.

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Arrestati in sei

Il gip Antonella Consiglio ha disposto una misura cautelare per sei persone alle quali vengono contestati, a vario titolo, diversi episodi di vendita e cessione di droga a clienti della “Palermo bene”.

Tra gli indagati c’è proprio lui, Mario Di Ferro, gestore del ristorante Villa Zito, accusato nel provvedimento di aver procurato e ceduto cocaina, tra gli altri, all’ex presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè che però non è indagato.

L’inchiesta è coordinata dal procuratore del capoluogo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido.

Procedimento nasce da altra indagine

Il procedimento nasce da un’intercettazione disposta nell’ambito di un’altra indagine. Da qui la necessità degli investigatori di avviare gli approfondimenti che hanno poi rivelato che il ristoratore era protagonista di una intensa attività di vendita di cocaina a una selezionata clientela, attività che svolgeva nel suo locale divenuto un luogo di spaccio.

Si è arrivati così ad accertare diversi episodi di cessione di droga che l’indagato avrebbe realizzato con l’apporto di altre persone come Gioacchino e Salvatore Salamone, già condannati per spaccio in un processo sui traffici dei clan mafiosi palermitani. Di Ferro si sarebbe rivolto a loro per rifornirsi dello stupefacente e avrebbe anche usato tre suoi dipendenti come pusher. Sia i Salamone che i dipendenti sono indagati. A Di Ferro sono stati dati i domiciliari, ai Salamone la custodia cautelare in carcere, ai tre dipendenti di Villa Zito è stato imposto l’obbligo di firma.

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