Parole di sconforto e di rabbia all’indirizzo dell’assassino al funerale di Maria Amatuzzo questa mattina nella chiesa di Maria Santissima degli agonizzanti a Partinico. La sorella della vittima dell’ennesimo femminicidio, prima e dopo la funzione, ha lanciato strali contro l’uomo che l’ha uccisa. Parole di odio e di disperazione, lacrime amare che hanno contrassegnato la celebrazione. Sopra la bara delle corone di fiori e la foto della giovane di 29 anni uccisa a Castelvetrano dal marito, Ernesto Favara di 63 anni.
Ad attendere il feretro fuori dalla chiesa amici, parenti e vicini di casa di Maria Amatuzzo e della madre. Oltre alle lacrime è partito un lungo applauso e c’è stato un lancio di palloncini rosa in cielo. Dopodichè il feretro è stato trasportato al cimitero di Partinico dove la salma verrà tumulata in questi giorni. La madre ha scelto di seppellirla al cimitero di Partinico dal momento che vive in questa città con il suo compagno. Maria aveva abitato a Partinico per qualche anno prima di sposarsi con l’uomo che la ucciderà.
Oggi a Castelvetrano, nel Trapanese, è stato proclamato il lutto cittadino dal sindaco proprio nel giorno del funerale. Il brutale femminicidio è avvenuto a Marinella di Selinunte, frazione di Castelvetrano, ed ha scosso l’intera comunità di Castelvetrano. La donna massacrata con dodici fendenti all’addome dal marito. I carabinieri hanno arrestato l’uomo trovato con un grosso coltello da cucina ancora in mano. Nel giorno che doveva essere di festa, la borgata marinara abitata soprattutto da pescatori ha vissuto l’orrore per l’atroce omicidio.
I carabinieri, allertati da alcuni testimoni, che avevano sentito le urla della donna provenienti dall’appartamento, hanno fermato l’uomo che brandiva il coltello dopo avere colpito Maria Amatuzzo. Entrambi i coniugi avevano matrimoni alle spalle, ciascuno con due figli dalle precedenti relazioni, che però non vivevano con loro. Anche le due gemelline da circa un anno erano state tolte alla coppia, vivono in una comunità alloggio. I due coniugi vivevano in una condizione estremamente disagiata, per questo erano seguiti dai servizi sociali del Comune.
La testimonianza chiave è stata quella del fratello dell’assassino. I carabinieri lo hanno sentito subito dopo i fatti. Antonino Favara, 56 anni, ha raccontato che stava dormendo e sentendo gridare si era subito affacciato. “Ho sentito le urla – ha raccontato -, mi sono alzato, mi sono messo i pantaloni, ho preso la stampella e mi sono affacciato. Ho visto mio fratello col coltello in mano insanguinato. Gli ho chiesto cosa avesse fatto e lui mi ha risposto: ‘mi ha fatto perdere le bambine”.