Da quando il 1 gennaio del 1968 papa Paolo VI si rivolse “a tutti gli uomini di buona volontà per esortarli a celebrare “La Giornata della Pace”, in tutto il mondo, il primo giorno dell’anno civile”, quel giorno è occasione per parlare e riflettere sulla tema della pace in innumerevoli e multiforme modalità.
Fin da quella prima uscita Paolo VI ribadì che “La proposta di dedicare alla Pace il primo giorno dell’anno nuovo non intende perciò qualificarsi come esclusivamente nostra, religiosa cioè cattolica; essa vorrebbe incontrare l’adesione di tutti i veri amici della pace, come fosse iniziativa loro propria, ed esprimersi in libere forme, congeniali all’indole particolare di quanti avvertono quanto bella e quanto importante sia la consonanza d’ogni voce nel mondo per l’esaltazione di questo bene primario, che è la pace, nel vario concerto della moderna umanità”.
Siamo giunti quest’anno alla 49° edizione e si può tranquillamente affermare che anche in quel caso Paolo VI riuscì a guardare lontano e ad indicare una percorso comune a tutti i popoli, che ancora oggi colpisce per la sua attualità.
Ogni anno il tema viene riproposto con un messaggio del Papa che esprime le esigenze e le sensibilità che il momento storico richiedono.
Il tema di quest’anno “Vinci l’indifferenza e conquista la pace” coglie perfettamente il contesto storico in cui viviamo nel quale l’uomo di oggi non è appena indifferente a Dio, ma, cosa ancor più grave, indifferente, anche a sé stesso. Non solo, perché, come spiega il Papa, pensa di essere “l’autore di se stesso”, ma anche perché “si sente autosufficiente e mira non solo a sostituirsi a Dio, ma a farne completamente a meno”. La conseguenza è che si sente portatore solamente di diritti.
Il tema dell’indifferenza è stato, dunque, il leitmotiv delle tante manifestazioni che si sono svolte in tutto il mondo.
La Comunità di Sant’Egidio, che da anni porta avanti varie iniziative per affermare il valore della pace, promuove proprio il 1 gennaio tantissime “Marce per la pace” con il coinvolgimento di movimenti e associazioni laiche e cattoliche e con rappresentanti di altre religioni. Si calcola che siano state circa 600 quelle di quest’anno. Anche in Sicilia sono state numerose: a Palermo, Catania e Messina, quelle più significative.
Merita un particolare rilievo quella svoltasi a Carini sabato 2 Gennaio 2016 promossa dall’Arcivescovo Mons. Michele Pennisi, che ha invitato a partecipare anche esponenti di altre religioni, tra cui Salvo Parruca per la comunità ebraica, Timothy Tecnclay, Pastore valdese metodista, Francesco Macaluso, Imam Ahmad Abd Majid. L’evento è stato organizzato dall’Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro, dall’Ufficio Catechistico e dalla Consulta per le Aggregazioni Laicali ed ha visto la collaborazione e il coinvolgimento oltre che di varie associazioni e aggregazioni laicali, dall’Azione Cattolica Diocesana, della Federazione Diocesana delle Confraternite, delle comunità Scout, i dei Sindacati CGIL, CISL, UIL, e del Movimento Cristiani lavoratori.
Questo lungo elenco di associazioni non si è esaurito nella partecipazione di alcuni responsabili, ma ha prodotto un “evento di popolo” che ha visto raccolte circa 2.000 persone che, partite dalla Chiesa di Sant’Antonino in corso Garibaldi hanno percorso alcune vie cittadine prima della conclusione in Piazza Duomo. L’anelito alla pace non si è esaurito così nei discorsi di rito che pur ci sono stati, ma in una partecipazione corale di tanti cittadini, giunti anche dei comuni vicini accompagnati in alcuni casi anche dai sindaci. Significativo l’intervento dell’Arcivescovo mons. Pennisi che ha voluto parlare della pace prendendo spunto delle quattro lettere che compongono la parola pace.
“P” come partecipazione. “A” come audacia “C” come Convivialità. “E” come educazione. Il suo intervento si è incentrato sul dialogo interreligioso che a suo dire: deve fondarsi su tre principi: l’ospitalità reciproca, che, partendo dalla preghiera “permette di spogliarsi da ogni forma di pregiudizio e di violenza” possa giungere alla costruzione di ponti e non di muri, così da “favorire l’incontro in un dialogo rispettoso delle convinzioni di ciascuno”.
La solidarietà concreta, che vuol dire “Lavorare, insieme, alla promozione della dignità di tutti gli esseri umani, permettendo a tutti di godere dei diritti fondamentali”. E l’impegno comune al servizio della pace, perché “C’è la necessità di promuovere una cooperazione e una sinergia tra tutti i protagonisti della vita sociale”.
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