Manifestazione per la legalità con al seguito tante famiglie e soprattutto oltre 250 bambini radunati davanti alla parrocchia Maria Ss.di Monserrato a piazza Croci a Palermo. Guidati dai rispettivi sindaci e parroci, hanno dato vita al “Corteo della memoria” che ha sfilato sino all’aula bunker del carcere Ucciardone. Luogo che lo scorso 12 novembre è stato intestato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ad aderire gli oratori delle parrocchie Maria Ss.Assunta di Petralia Sottana, Maria Ss.Assunta di Sclafani Bagni e Ss.Apostoli Pietro e Paolo e Sacra Famiglia di Bompietro e Locati. Ad aderire anche i ragazzi della comunità alloggio “Fondazione Regina Elena” di Cefalù.
I bambini e le famiglie aderenti all’evento sulla legalità sono stati accolti dal prefetto di Palermo Maria Teresa Cucinotta e da tante autorità istituzionali e religiose. Nel corso dell’incontro nell’aula bunker si sono confrontati con il presidente della fondazione progetto legalità, Leonardo Agueci. Presenti anche il presidente della prima sezione della corte d’assise di Palermo, Vincenzo Terranova, nipote del giudice Cesare Terranova. C’era pure l’autista di Rocco Chinnici e di Giovanni Falcone, Giovanni Paparcuri. Ed ancora il pm al maxiprocesso di Palermo del 1987 a Cosa nostra, Giuseppe Maria Ayala.
Nel corso della manifestazione l’esibizione della corale polifonica “San Sebastiano” della polizia municipale di Palermo diretta dalla maestra Ina Sandovalli. Momento celebrativo a cura dei bambini degli oratori. I ragazzi hanno indossato le casacche realizzate appositamente grazie al contributo del presidente della Bcc delle Madonie, Leonardo Gennaro.
“Questa iniziativa – spiega Leonardo Agueci, presidente della Fondazione Progetto Legalità – cade sul finire delle celebrazioni del trentennale delle stragi di Capaci e di via d’Amelio. Ma coincide causalmente con l’arresto di Matteo Messina Denaro. Evento che vuol far sì che la memoria non sia solo un riferimento storico a fatti che i giovani non hanno vissuto direttamente. Nei quali, quindi, potrebbero non riconoscersi appieno. Vogliamo che sia, semmai, lo strumento attraverso il quale trasmettere ai giovani i valori della legalità da vivere tutti i giorni. Quindi non solo come racconto fine a se stesso, ma anche come ragione di impegno quotidiano da esprimere con fatti concreti. E’ per questo che i nostri eroi antimafia hanno lottato e sono morti”.