Ci sono almeno 5 mila infermieri in Sicilia che attendono lo sblocco dei concorsi nella sanità, mentre gli altri 15 mila già in servizio confidano al più presto nell’arrivo dei rinforzi: perché secondo un recente studio, la carenza di queste figure negli ospedali aumenta il rischio di infezioni e mortalità dei pazienti: se il rapporto ottimale è di un infermiere ogni sei pazienti, per ogni paziente in più i rischi di complicanze aumentano del 7%. In Sicilia siamo a un infermiere ogni 11 pazienti.
Sono gli infermieri, insomma, la categoria più numerosa in attesa dello sblocco dei concorsi. Per questo motivo il Nursind, il sindacato autonomo delle professioni infermieristiche, scenderà in piazza a Palermo, domattina 30 giugno dalle 11 (via Ruggero Settimo angolo via Generale Magliocco) per sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica sulla necessità di accelerare l’iter per i concorsi. “Basta attese e proclami – dice Francesco Frittitta, coordinatore regionale del Nursind – bisogna subito sbloccare i concorsi nella sanità. La Regione proceda col via libera alle aziende sanitarie che hanno i soldi e le dotazioni organiche approvate”.
In una relazione illustrata ieri in commissione Sanità all’Ars, alla presenza del responsabile di Catania, Salvatore Vaccaro, il Nursind ha lanciato l’allarme sulla “continua diminuzione degli infermieri nelle unità operative a elevata assistenza e nelle Terapie intensive. Abbiamo osservato una progressiva riduzione di personale infermieristico anche nei pronto soccorso, nei reparti di Rianimazione e in quelli di Terapia intensiva neonatale”.
Quindi il Nursind prosegue: “È prevedibile nel breve e medio periodo, l’aumento della mortalità legata alle infezioni ospedaliere o per le mancate pratiche d’assistenza determinate proprio dalla riduzione del personale infermieristico. Poiché è scientificamente dimostrata la correlazione tra l’aumento dei pazienti in carico ad ogni infermiere e l’aumento delle complicanze in area medica e chirurgica. Lo studio è stato realizzato dall’Università di Genova assieme a docenti italiani e della Pennsylvania University e ha confermato che il numero massimo di pazienti che possono essere assegnati a ogni infermiere è sei. Per ogni ulteriore paziente aumenta del 7 % il rischio di mortalità legato a complicanze. Un dato sconcertante – prosegue il Nursind – visto che in Sicilia siamo a una media di un infermiere ogni 11 pazienti. Nelle Terapie intensive dove il paziente è totalmente dipendente dal personale d’assistenza è universalmente riconosciuto un rapporto ottimale di un infermiere ogni due pazienti mentre in quasi tutte le unità il rapporto è di 1 su 3 o addirittura su 4”. Per Enrico Virtuoso e Agata Cocco, segretari territoriale e amministrativo del Nursind Palermo “sono dati allarmanti, se non verranno presi provvedimenti sullo sblocco dei concorsi proclameremo lo stato di agitazione in ogni struttura ospedaliera esistente in Sicilia, soprattutto in quelle maggiormente in ritardo sul fronte delle stabilizzazioni”.
Tra l’altro, aggiunge Frittitta, secondo studi dell’Ocse il rapporto tra medici e infermieri deve essere di almeno 3 infermieri ogni medico, mentre in Sicilia si stima che il rapporto sia di 0,8 medici ogni infermiere, praticamente quasi uno a uno.
Secondo alcune stime in Sicilia lavorano circa 15 mila infermieri a tempo indeterminato a cui si aggiungono altri 3 mila precari. Ma il fabbisogno nei reparti sarebbe di almeno altri 2 mila infermieri. Ad attendere i concorsi, dunque, sono oltre 5 mila. Tra l’altro in Sicilia ci sono oltre 3 mila infermieri disoccupati, tanto che ogni volta che c’è un concorso in altre regioni i numeri sono impressionanti coi siciliani protagonisti. In Toscana c’erano 700 posti liberi e 15 mila partecipanti di cui moltissimi provenienti dall’Isola.
“I concorsi – dice Frittitta – sono bloccati probabilmente soprattutto per motivi politici. Perché la Sicilia non ha ancora rispettato le indicazioni di Roma in tema di riordino della rete ospedaliera, ad esempio ci sono ospedali che dovrebbero chiudere e restano aperti per chissà quali motivi politici. Bisogna però capire che la sanità ha delle regole ferree che se non vengono rispettate causano problemi all’assistenza ai pazienti e dunque rischiano di aumentare il numero di contenziosi legali. Insomma, la Regione deve avere il coraggio di avviare subito i concorsi perché altrimenti rischia di pagare un conto salatissimo in termini di spese legali e contenziosi”.