“Malattie reumatologiche autoimmuni: agli Ospedali Riuniti “Villa Sofia-Cervello” per le sole forme rare sono circa 250 i pazienti in follow up e circa 500 quelli affetti da Artrite Reumatoide e Psoriasica, LES e Spondiloatriti per i quali l’azienda è centro prescrittore di farmaci biotecnologici”.
Le patologie in oggetto e le innovazioni in campo saranno al centro della due giorni scientifica dal titolo “Hot Topics in Reumatologia”, che si svolgerà i prossimi 26 e 27 maggio prossimi, presso l’NH Hotel di Palermo. Responsabile scientifico dell’evento: dottor Giuseppe Provenzano, direttore dell’Unità Operativa Semplice Dipartimentale (UOSD) Reumatologia (Centro di riferimento Malattie Reumatologiche Rare) dell’Azienda Ospedaliera “Ospedali Riuniti Villa Sofia – Cervello”, nonché segretario generale della SIR (Società Italiana Reumatologia).
Orari evento: per la prima giornata di convegno l’apertura dei lavori è prevista alle 14 e la conclusione alle 19, mentre per la seconda giornata, si inizia alle 9 e si conclude alle ore 14. Al centro dei setting scientifici – che ospiteranno autorevoli relatori – in particolare le seguenti malattie reumatologiche: “Artrite reumatoide, artrite psoriasica, LES (Lupus Eritematoso Sistemico) e altre spondiloartriti (spondiloartrite assiale, spondiloartriti enteropatiche)”.
L’epidemiologia rileva che artrite reumatoide e spondiloartriti colpiscono globalmente oltre il 2% della popolazione generale. Esordiscono, generalmente, tra i 30 e 50 anni e il dato significativo che in atto impegna la comunità scientifica, il legislatore e le associazioni dei pazienti, è rappresentato dalle gravi ripercussioni sulla qualità di vita e sul welfare.
Imponenti i costi diretti e indiretti che derivano da queste patologie. Si tratta di malattie croniche che affliggono pesantemente malati e famigliari in quanto generano significative disabilità e invalidità, con imponenti costi di sistema, oltre a gravi esiti di mortalità, se non diagnosticate precocemente, anche a causa delle comorbidità (presenza di più patologie) ad esse correlate.
Le evidence dimostrano che, anche un ritardo diagnostico di soli sei mesi, può essere associato ad una maggiore probabilità di sviluppare un danno a livello articolare, determinando una prognosi peggiore nel lungo termine. Per ridurre il ritardo diagnostico occorre anche investire sulla formazione dei medici di medicina generale, in quanto rappresentano il primo step nell’individuazione di quei soggetti che necessitano di un consulto da parte di uno specialista reumatologo.
“Diagnosi precoce, innovazioni farmacologiche e multidisciplinarietà – afferma Giuseppe Provenzano – sono parole d’ordine. I danni articolari e il carattere sistemico di queste patologie sconvolgono pesantemente la vita quotidiana e relazionale dei pazienti e l’insorgenza di queste malattie presenta gravi implicazioni sulla vita professionale e sociale. Spicca, dunque, la necessità di corretti e tempestivi inquadramenti diagnostici per limitare, oltre all’invalidità secondaria, il significativo incremento di mortalità legato prevalentemente a cause cardiovascolari correlato a queste patologie”.
“Data la complessità e l’eterogeneità clinica di queste malattie sono fondamentali il riconoscimento precoce delle patologie e la gestione delle stesse, che richiede spesso l’intervento di un team multidisciplinare di esperti. La diagnosi precoce – evidenzia Provenzano – è quindi importante per aumentare le probabilità di bloccare la progressione del danno articolare ed evitare che diventi permanente, oltre che per arginare l’incremento di mortalità”. “La tempestività diagnostica è oggi ancora più rilevante – aggiunge Provenzano – perché la disponibilità attuale di farmaci innovativi, estremamente efficaci, ha mutato considerevolmente l’outcome, l’aspettativa e anche la qualità di vita dei pazienti. Infatti, i farmaci cd. biotecnologici sono in grado di agire selettivamente sulle principali citochine coinvolte nella patogenesi di queste malattie e di bloccare la loro progressione anche nei casi più gravi, riducendo esiti e mortalità. Tra le ultime frontiere terapiche spiccano le cosiddette. “small molecules”, in particolare quei principi attivi alla base di farmaci inibitori delle Janus-chinasi, in grado di modulare i meccanismi intracellulari della risposta immune, peraltro facilmente somministrabili per via orale”.
Sul piano organizzativo, Provenzano, in atto segretario generale della Sir (Società Italia Reumatologia), afferma: “Posto che la sfida è anche quella di migliorare l’aderenza terapeutica, aspetto quest’ultimo talora critico, un enorme supporto può arrivare dalla Telemedicina.
Sul punto Sir ha avviato un’interlocuzione con ISS e gli altri attori coinvolti in questo processo. Fermo restando che la visita “in presenza” non deve giammai essere sostituita, poter fornire da remoto un aiuto al paziente, almeno in quelle situazioni in cui lo stesso è lontano dal centro reumatologico prescrittore, può scongiurare l’abbandono della cura”. Sul punto, indicazioni “by design” per costruire sistemi di telemedicina per i pazienti reumatologici arrivano già dalle raccomandazioni al 2021, scaturite dalla collaborazione tra ISS (Istituto Superiore Sanità), Sir e Crea (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità): esse pongono attenzione a tre macro-fasi: Diagnostica, Terapeutica e di Follow-up. Per ognuna nel percorso di presa in carico dei pazienti sono state individuate delle subattività, in linea anche con quanto contenuto nei modelli previsti nel Pnc (Chronic Care Model)”. “Attenzione, infine – conclude Provenzano – va posta anche al Genere: la maggioranza delle malattie reumatologiche autoimmuni colpisce prevalentemente le donne. SIR ha da tempo costituito un gruppo di studio sulla medicina di genere, in linea con le iniziative dell’ISS su questo tema di grande rilevanza”.