Si è svolto questa sera davanti al teatro Politeama un flash mob per sostenere la rivoluzione delle donne iraniane. Una manifestazione senza manifesti, bandiere, striscioni e altro che possano identificarsi con movimenti e gruppi politici. La protesta, esplosa ovunque, a seguito della morte violenta di Mahsa Amini per mano della polizia morale di Teheran, ha bisogno di essere amplificata dalla voce di tutti.
La protesta
Mentre il governo iraniano reprime le proteste, le donne continuano la loro protesta pacifica compiendo gesti di grande disubbidienza e dal forte valore simbolico, come bruciare in piazza lo hijab o tagliarsi i capelli e diffonderne il video in rete. Anche la rete sta diventando un problema per il governo di Teheran, per questo motivo da giorni i collegamenti internet, così come quelli ai principali social network, sono stati bloccati, per impedire la circolazione delle notizie. “Nel suo nome le donne e i giovani iraniani – dicono gli organizzatori – anche a Palermo si sta manifestando per la libertà e il rispetto della dignità umana”.
La tv iraniana: “Mahsa morta di malattia”
Non sono state le botte ad ucciderla, ma una malattia. La morte di Mahsa Amini sarebbe legata ad “un intervento chirurgico per un tumore al cervello subito all’età di 8 anni” e “non a percosse alla testa e agli organi vitali”. A sostenerlo clamorosamente è un rapporto medico seguito all’autopsia effettuata a Teheran sul corpo della 22enne iraniana, arrestata dalla polizia morale perché non indossava correttamente il velo e deceduta dopo tre giorni nell’ospedale dove era arrivata dalla caserma già in coma.
Il documento, pubblicato dalla Tv di Stato, arriva a tre settimane dalla morte della giovane che ha scatenato proteste in tutto il Paese duramente represse dalle forze dell’ordine. La versione ufficiale sulla morte di Mahsa è stata contestata sui social media da attivisti iraniani e arriva nel giorno in cui la madre di Nika Shakarami, un’adolescente morta dopo aver preso parte alle dimostrazioni, ha dichiarato a Radio Farda che la figlia è stata uccisa dalle forze di sicurezza e non ha perso la vita cadendo da un edificio, come aveva sostenuto invece la magistratura.
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