“Come ha detto il presidente Musumeci in diversi incontri con la stampa, la maggioranza non c’è più. La legge elettorale prevede l’elezione diretta del presidente della Regione ma non garantisce una maggioranza d’aula. E la maggioranza che era uscita dalle urne, di 35 o 36 deputati, non c’è più, dobbiamo prenderne atto”.
A parlare è Alessandro Aricò, capogruppo di “Diventerà Bellissima” all’Ars, intervenendo durante i lavori d’aula di ieri. Lavori che ancora una volta sono durati il tempo di qualche polemica e niente più. “Non credo sia utile continuare questo dibattito – ha aggiunto – quello che è utile è votare norme che servono alla Sicilia, e in questo senso le opposizioni non dovrebbero strumentalizzare ogni voto d’aula ma al contrario rispondere alle esigenze dei siciliani”.
Con queste parola il capogruppo di Diventerà Bellissima ha chiesto ed ottenuto lo stop ai lavori dopo il primo voto d’aula durante il quale la maggioranza non ha raggiunto il numero legale nella seduta ripresa intorno alle 19 con una serie di interventi sull’articolo 2 del “ddl stralcio” ovvero quelle norme che erano inserite nella legge di esercizio provvisorio approvata a dicembre ma accantonate.
A chiedere ufficialmente la sospensione dei lavori a nome del governo è, poi, intervenuto l’assessore al Territorio Toto Cordaro. “Non credo ci siano le condizioni per proseguire questa seduta”, ha detto rivolgendosi al presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè che ha rinviato i lavori d’aula a oggi a mezzogiorno.
Ad Aricò ha replicato il parlamentare regionale del PD Nello Dipasquale: “Le parole di Aricò sono gravissime – ha detto – secondo lui è normale che il presidente della Regione faccia sapere che non ha più una maggioranza d’aula attraverso un comunicato stampa”. Poco prima era intervenuto il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Valentina Zafarana: “Mi chiedo come il governo ed il presidente Musumeci pensino di andare avanti in queste condizioni, non solo nella seduta di oggi ma in vista delle prossime, quando si affronteranno Bilancio e Finanziaria”.
In questo clima oggi devono arrivare all’Ars i documenti economico finanziaria che dovrebbero essere approvati dalle Commissioni in 5 giorni per poter andare in aula martedì 27 ed essere approvati dal Parlamento in ulteriori 4 giorni.
La maggioranza, formalmente composta da 36 deputati, dunque risicatissima, non esiste più per effetto di almeno tre dissidenti. Uno è Vincenzo Figuccia l’ex assessore a Energia e Rifiuti impegnato in una crociata solitaria contro Gianfranco Miccichè, un secondo è Cateno De Luca il messinese candidato sindaco che attacca come un appartenente all’opposizione per non avere avuto spazio. Una incognita, infine, è il voto di Tony Rizzotto, l’unico deputato leghista perchè, anche in questo caso, la Lega non ha avuto spazio nonostante i buoni rapporti di Musumeci con Salvini.
A questi tre voti ‘mancanti’ devono aggiungersi assenze e insoddisfazioni a partire dai dissidenti di Forza Italia con Caronia, Cassata, Calderone e Gallo costituenti la fronda interna azzurra il cui voto non è prevedibile e il rischio di franchi tiratori nei voti segreti istituto che, infatti, si vorrebbe abolire. Ben che vada la maggioranza può contare sui 27-28 voti, decisamente insufficienti.
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Ma Musumeci getta acqua sul fuoco delle polemiche e invita a rasserenare gli animi convinto di poter cambiare la Sicilia. “Il mio auspicio – ha sottolineato – è che vengano approvati entro il 31 marzo; mi auguro che non ci siano ostruzionismi e che prevalga il senso di responsabilità”.
Il Governatore ha spiegato che sarà un bilancio “asciutto, essenziale” ed ha rimarcato che la legge di Stabilità non sarà trasformata, come avvenuto spesso in passato, in un provvedimento omnibus. Le linee guida saranno quelle di rivolgere particolare attenzione “alle giovani coppie, agli indigenti, al mondo del lavoro” e di sfruttare i fondi europei e quelli del Patto per il Sud” per il miglioramento della rete infrastrutturale dell’isola, come ferrovie e viabilità”.
“Abbiamo miliardi nel cassetto – ha rimarcato – ma non possiamo investirli perchè non ci sono progetti, rischiamo di restituire all’Europa il denaro che è stato messo a disposizione, perchè non c’è stata qualità nei progetti”. Riferendosi poi all’attuale situazione all’Ars, Musumeci ha osservato: “So di non avere una maggioranza in Parlamento, so di dovere affrontare mille insidie, ma nella mia vita privata sono stato abituato ad affrontare e superare le difficoltà”.
Ed ha aggiunto: “Io voglio essere un presidente di transizione, un presidente che semina. Il mio auspicio è quello di lasciare una Regione con le ‘carte in regole’ come diceva Piersanti Mattarella, una regione ‘normale’, avviando finalmente la stagione delle riforme”.