Hanno provato a ricostruire la famiglia mafiosa di Villabate puntando sul chiedere il pizzo alle più importanti attività imprenditoriali della zona e cercando di controllare il traffico di droga in città. Una tattica che puntava a riconquistare il consenso non vessando i commercianti più piccoli che così erano esentati dal pagare. A sventare il piano era stato un blitz dei carabinieri ad aprile scorso e adesso, come riportato nell’articolo di Fabio Geraci sul Giornale di Sicilia, sono arrivate le condanne per sei degli imputati e una sola assoluzione, quella del commerciante Alessio Saggio.
Le condanne
Il Gup Marco Gaeta ha inflitto 5 anni (in totale, però, con la continuazione da scontare sono 11 anni e 10 mesi) a Giovanni La Rosa, reggente della famiglia mafiosa di Villabate dall’11 giugno 2021 al 5 aprile 2022, e 6 anni (per complessivi 12 anni e 8 mesi) a Francesco Terranova, per aver diretto la famiglia mafiosa subito dopo La Rosa. Altri sei anni (in totale ne dovrà espiare 17 e 4 mesi) ha avuto Salvatore Lauricella, figlio di Antonino, boss del quartiere palermitano della Kalsa noto con il soprannome di Scintillone e fratello di Mauro, condannato per l’estorsione commessa per conto dell’ex calciatore del Palermo, Fabrizio Miccoli.
Una sola assoluzione
A Vito Traina, braccio destro e uomo di fiducia di Terranova, sono stati inflitti otto anni e otto mesi; cinque anni e otto mesi a Antonino Ciaramitaro, titolare di un negozio di abbigliamento che aveva però il compito di riscuotere alcune somme per conto del clan, e tre anni e quattro mesi a Christian Boncimino. L’unico assolto è stato come detto Alessio Saggio, anche lui commerciante di abbigliamento, che era accusato di riciclaggio. Nel processo si sono costituiti parte civile il Comune di Villabate, il Centro studi Pio La Torre, Confersercenti, Confcommercio, Sos Impresa, Sportello di Solidarietà, Rete per la legalità e Federazione antiracket.
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