La sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo ha respinto la proposta di applicazione della sorveglianza speciale per gli imprenditori Carmelo, Vincenzo, Anna, Francesco e Rosa Virga.
Erano difesi dagli avvocati Franco Inzerillo, Benedetto Inzerillo, Santi Magazzù, Antonio Di Lorenzo, Salvatore Ziino, Domenico La Blasca, Filippo Liberto, Salvatore Aiello, Giorgio Zanasi.
I giudici hanno restituito alla famiglia gran parte dell’immenso patrimonio sequestrato dalla Dia e stimato in un miliardo e 600 milioni: trust, beni immobili e mobili registrati, rapporti bancari e imprese. Confiscata solo una parte residuale del “tesoro”: alcuni immobili e terreni di Carmelo Virga.
Secondo gli inquirenti i Virga avrebbero beneficiato del determinante appoggio di Cosa Nostra per l’aggiudicazione di lavori e appalti pubblici nel settore dell’edilizia e sarebbero organici alla famiglia mafiosa di Marineo, nel mandamento mafioso di Corleone.
I Virga sarebbero riusciti, nel tempo, a sviluppare e a imporre il loro gruppo di imprese anche attraverso il cosiddetto “metodo Siino”, consistente nell’organizzazione di “cartelli” tra imprenditori, per l’aggiudicazione pilotata degli appalti pubblici. La ricostruzione dell’accusa è stata sempre contestata dagli imprenditori che hanno negato qualunque rapporto con Cosa nostra.
La scelta nel medesimo giorno delle scarcerazioni di 15 boss
Tornano liberi 15 tra boss, gregari ed estortori del mandamento mafioso di Brancaccio. La corte d’appello di Palermo ha dichiarato la nullità del decreto che aveva disposto il giudizio, decisione che ha comportato l’annullamento del dibattimento che in primo grado si era concluso con condanne pesantissime per gli imputati.
Per gli imputati solo obbligo di firma
I giudici hanno disposto la scarcerazione di tutti limitando le misure restrittive al solo obbligo di firma. Il procedimento nasce da un’inchiesta del 2017 della Dda di Palermo che azzerò il mandamento di Brancaccio.
Fine pena per Giovanni Brusca
Da lunedì 31 maggio Giovanni Brusca è libero per fine pena. Una scarcerazione che avviene nel medesimo giorno in cui 15 boss vengono liberati per l’annullamento di un processo a causa di un cavillo e nel giorno in cui a Palermo si torna a sparare per strada. Una serie di coincidenze che fanno del 31 maggio un giorno buio nella lotta alla mafia.
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