La polizia, su delega della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ha eseguito una misura cautelare nei confronti di 5 soggetti – due dei quali già condannati in via definitiva per associazione mafiosa – ritenuti responsabili di una serie di condotte reiterate di estorsione e illecita concorrenza con minaccia o violenza, aggravati dal metodo mafioso e di aver agevolato l’associazione mafiosa. Le indagini, condotte dallo Sco, dalla Sisco di Palermo e dalle squadre mobili di Agrigento e Palermo hanno permesso di ipotizzare il pervasivo controllo e la gestione illecita delle attività agro-pastorali sul territorio di Santa Margherita del Belice, Montevago e Sambuca di Sicilia fino al confine con Contessa Entellina (Palermo).
Gli indagati
Gli indagati, avvalendosi della forza intimidatoria derivante dall’essere riconosciuti quali esponenti di vertice del mandamento mafioso di Santa Margherita di Belice, avrebbero attuato un controllo sull’economica agro-pastorale dell’area e sull’utilizzo dei fondi agricoli.
Gli indagati avrebbero costretto i proprietari e i gestori dei terreni agricoli a cedere la disponibilità di ampie aree di terreno da adibire al pascolo abusivo del bestiame, imponendo il pagamento di canoni irrisori che, in taluni casi, non sarebbero stati nemmeno corrisposti.
Il controllo dei terreni agricoli
Il controllo dei terreni agricoli si sarebbe tradotto anche in un divieto di esercitare attività agricole collaterali che alterassero il libero pascolo delle greggi, così imponendo un predominio su beni immobili altrui, anche funzionale alla massimizzazione dei profitti derivanti dalla produzione lattiero- casearia.
Le indagini si sono avvalse anche del contributo di alcune vittime che si sono opposte al sistema di controllo del settore: in alcuni casi dopo la trebbiatura dai proprietari, le derrate sarebbero state acquisite e imballate dagli indagati, senza versare alcun corrispettivo.
Chi sono gli arrestati
Sono tutte vecchie conoscenze della mafia belicina i cinque indagati arrestati questa mattina all’alba dalla Squadra mobile di Agrigento, guidata dal vicequestore Vincenzo Perta, in un blitz che ha disarticolato la famiglia mafiosa di Santa Margherita Belice. Al vertice della cosca, nonostante stesse scontando una condanna a 14 anni di reclusione, c’era ancora lui: Pietro Campo. Al boss è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare direttamente in carcere. Campo, il boss nel cuore dell’ex superlatitante Matteo Messina Denaro, è stato per anni il numero due di Cosa nostra in provincia dietro solo al “professore” Leo Sutera. In carcere è finito anche il figlio Giovanni, 34 anni, coinvolto dieci anni fa insieme al padre nell’operazione Icaro ma poi assolto. In manette sono finiti anche Pietro Guzzardo, 46 anni di Santa Margherita Belice, e Domenico Bavetta, 43 anni di Montevago (ai domiciliari). Entrambi erano stati coinvolti nell’operazione Icaro. Tra gli arrestati figura poi Pasquale Ciaccio, 58 anni, pastore di Santa Margherita Belice, già coinvolto nella maxi operazione “Scacco Matto”. Per quest’ultima vicenda Ciaccio è stato condannato a 12 anni e 8 mesi di reclusione.
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