Rapine in aumento, stop agli inchini ai boss alle precessioni, colpi su colpi alla criminalità organizzata e soprattutto alla mafia. La questura di Palermo traccia il bilancio di un anno di attività ed emerge il solito tratto agrodolce di una città e una provincia problematiche, dove spesso la quotidianità si scontra anche con uno zoccolo duro di un substrato culturale difficile da sradicare. Senza dubbio rapine e mafia restano tra i fenomeni più diffusi.
La polizia è intervenuta per ben 528 rapine in totale, tra riuscite o sventate, nel corso del 2022. Parliamo del 18% in più rispetto allo scorso anno. Gli agenti hanno arrestato 44 persone, di cui 7 in flagranza. C’è un po’ di tutto in questo contesto: sono state soprattutto le farmacie quelle maggiormente finite nel mirino, ma ci sono anche tabacchi e soprattutto persone anziane. Una sola la rapina e neanche riuscita ad un istituto bancario, segno che probabilmente le banche sono diventate più difficili da colpire.
La polizia ha messo a segno quattro importanti operazioni antimafia nel corso dell’anno con un totale di 63 persone indagate. A venire immancabilmente il connubio tra mafia e traffico di stupefacenti. Senza dubbio lo spaccio resta uno dei veicoli economici più importanti per il sostentamento delle famiglie di Cosa nostra. Colpiti un pò tutti i mandamenti: Branaccio, Cruillas, Noce, Altarello, Corso dei Mille, Roccella. Immancabile poi la commistione tra politica e mafia. Un’operazione ha riguardato un candidato al consiglio comunale di Palermo che aveva accettato la promessa di procurare voti in cambio di vari favori alla cosca.
La questura ha dovuto anche fronteggiare l’ossequio delle processioni religiose ai boss. Una pratica che era diventata un fatto consolidato specie in alcuni quartieri dove i mandamenti sono più forti. Sono stati 207 i cortei religiosi organizzati, in nessun caso si è più verificato l’inchino. In alcuni casi c’è stato il cambio di percorso del corteo religioso.
La microcriminalità resta poi un problema altrettanto complesso da arginare. Tra Dacur e Daspo, quindi divieti di accesso a manifestazioni sportive e locali pubblici, ne sono stati emessi più di 250. E poi c’è il fenomeno dei parcheggiatori abusivi. “I dati –sostiene la questura – dimostrano la scarsa efficacia deterrente dell’articolo 10 comma 2. I soggetti colpiti, noncuranti del divieto imposto, continuano nella loro condotta talvolta cambiando l’area urbana in cui esercitano l’attività illecita”.