“In merito alla discussione sulla nomina dei vertici del Dap mi auguro che nella lotta alla mafia, che vede nella tenuta del regime carcerario duro per i boss uno dei suoi cardini, non si arretri di un millimetro. Qualunque tentennamento nell’applicazione rigorosa di norme che sono costate la vita a uomini delle istituzioni come mio fratello sarebbe un segnale pericolosissimo che sarebbe interpretato dalle mafie come un grave indice di debolezza”. Lo dice Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone e presidente della Fondazione che del fratello porta il nome, a proposito delle polemiche seguite al cambio di vertice al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.
“Ringrazio quelle forze politiche che con forza ribadiscono la necessità di difendere un’applicazione rigorosa del 41 bis e le conquiste ottenute nella lotta contro Cosa nostra- continua Maria Falcone – Il nostro Paese si accinge a celebrare il 30° anniversario delle stragi di Capaci e Via D’Amelio, un anniversario di cui a parole tutti riconoscono l’importanza. Ci auguriamo che alle dichiarazioni seguano i fatti e che le istituzioni e la politica siano coerenti e dimostrino con azioni concrete il loro impegno contro le mafie”.
Già ieri la deputata alla Camera del Movimento 5 Stelle e componente della Commissione Giustizia, Valentina D’Orso, aveva denunciato il caso: “Apprendo da indiscrezioni di stampa che la Ministra Cartabia avrebbe scelto il magistrato Carlo Renoldi come prossimo capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Ebbene, le stesse notizie di stampa ci ricordano come il dott. Renoldi, in diversi interventi pubblici, si sia espresso contro il regime del 41-bis, arrivando a bollare l’antimafia militante come ‘arroccata nel culto dei martiri’. Non posso, dunque, nascondere forte perplessità per questa scelta, che avviene peraltro proprio nell’anno in cui ricorderemo il trentennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio e proprio mentre il Parlamento è impegnato a legiferare sull’ergastolo ostativo e a ribadire quanto sia imprescindibile la funzione di questo istituto nella lotta alle mafie e al terrorismo”.
“Nessuno, men che meno io, può avere intenzione minimamente di sottovalutare la gravità del dramma della mafia”, costato la vita a tanti “servitori dello Stato” e non ho mai messo in dubbio “la necessità dell’istituto del 41bis”. Lo scrive alla Guardasigilli, il giudice Carlo Renoldi, indicato a capo del Dap, dopo le polemiche sulla sua nomina.
La “gravissima piaga” della mafia – prosegue la lettera – non può “far dimenticare che in carcere sono sì presenti persone sottoposte al 41-bis, ma la stragrande maggioranza è composta da altri detenuti. A cui vanno garantite carceri dignitose, come ci ha ricordato il capo dello Stato”.