La metà delle indagini relative alle frodi sui fondi Ue riguardano l’Italia (6 su 12 miliardi complessivi di danno stimato). E sulla maggior parte di queste c’è l’ombra della criminalità organizzata, attratta dal richiamo del flusso consistente di denaro.
È quanto emerso il 29 e il 30 aprile a Bruxelles, nel corso dei due giorni di studio, approfondimento e confronto giuridico dedicati alla Procura europea, alle sue competenze e ai riflessi più significativi della sua azione giudiziaria. Un appuntamento che si è concluso con l’affermazione di un dato che non può lasciare indifferenti anche coloro che non sono professionisti del settore legale: l’Italia è al centro delle indagini Eppo.
Pur essendo stato pubblicato pochi giorni fa il Report 2023 – 2023 in numbers | European Public Prosecutor’s Office (europa.eu) – l’analisi dell’andamento delle indagini svolte nel 2024 porta a ritenere che anche per l’anno in corso l’Italia, tra i paesi soggetti alla competenza della Procura europea, confermerà il suo triste triplice primato, nel numero delle indagini, nel valore dei beni confiscati (o sottoposti ad altre misure) e, soprattutto, nel danno economico prodotto.
Il corso, organizzato dalla Camera di Commercio Belgo-Italiana e MasterLex, in collaborazione con Agius (Associazione giuristi siciliani) e Adu (Associazione diritti umani), ha visto, per l’occasione, la partecipazione di speaker d’eccezione: tra gli altri, Emma Rizzato, Procuratrice europea delegata, Amedeo Barletta, esperto di cooperazione giudiziaria internazionale, Ilaria Sforza e Giovanni Minucci che collaborano con la law firm Clifford Chance nell’ambito dei white collar crimes.
Giunto ormai alla sua terza edizione, il Corso sulla Procura europea è stato, inoltre, occasione per presentare a livello internazionale le attività di studio e ricerca condotte dell’Osservatorio Italiano sulla Procura europea (Eppo Observatory), inaugurato lo scorso novembre e già punto di riferimento sulla materia. L’Osservatorio è il primo istituto italiano creato con la finalità di esaminare e diffondere le tematiche collegate a Eppo e sta portando avanti, con ottimi risultati, la promozione di un nuovo paradigma professionale, una vera e propria svolta nell’ambito delle attività legali.
Non a caso, si sono ritrovati in presenza e da remoto, presso il training center della camera di Commercio Belga-Italiana, non solo avvocati, ma anche giuristi, commercialisti e revisori legali, interessati a conoscere le conseguenze prodotte e le prospettive aperte dall’avvento della Procura europea sul panorama continentale. Accanto ai professionisti, erano presenti anche alcuni studenti dell’Università Lumsa di Palermo che, sotto il coordinamento del prof. Antonino Pulvirenti, hanno dimostrato particolare interesse e curiosità verso una nuova realtà del diritto, ancora poco conosciuta e diffusa.
“L’istituzione della Procura Europea segue, in un certo senso, l’intuizione di Giovanni Falcone sulla protezione degli interessi finanziari, anche a livello europeo – commenta Francesco Leone, socio fondatore dello studio legale Leone-Fell & C. e tra gli organizzatori del corso – Per gli avvocati, in particolare, questa è una occasione unica di intercettare un trend che segnerà il mercato legale dei prossimi anni. Con questo corso, vogliamo trasmettere la dimensione transnazionale che assume il lavoro dell’avvocato nell’affrontare un caso Eppo, la necessità di confrontarsi con una Procura sovranazionale e con colleghi e pubblici ministeri di altri paesi e, soprattutto, di padroneggiare un diritto procedurale che, per quanto armonizzato nei suoi elementi essenziali, non può rinunciare ad un approccio comparatistico”.
“Emblematico il caso Meta, la società che gestisce Facebook – continuano Gianluca Pipitone e Sonia Sommacal, fondatori dell’Osservatorio Eppo – utile per capire quanto sia estesa la competenza della Procura europea e quanto possa essere incisiva la sua azione nella vita di tutti i cittadini europei. Se reggerà l’impianto accusatorio, Meta dovrà sicuramente rivedere il suo modello di fatturazione e questo causerà una complessiva revisione del sistema di tassazione delle grandi aziende tecnologiche. Casi come questo fanno capire quanto sia importante il ruolo degli avvocati, in un contesto dove non mancano le indagini, ma sono ancora troppo pochi gli esperti”.