Interrogato dai pubblici ministeri della Dda

Mafia di Castellammare del Golfo, il sindaco indagato per concorso esterno sentito in Procura

Il sindaco di Castellammare del Golfo (Tp),Nicolò Rizzo è arrivato in Procura, a Palermo, per essere interrogato dai pubblici ministeri della Dda Francesca Dessì e Gianluca de Leo. Il primo cittadino è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta che ieri ha portato a 13 arresti riconducibili alla famiglia mafiosa del centro trapanese. Rizzo, ingegnere, eletto in una lista civica nel 2018, ha ricevuto un avviso di garanzia, ieri. E’ accompagnato dal suo legale, l’avvocato Giacomo Frazzitta.

“Sono stato interrogato stamattina – dice il sindaco in una nota -. Ho chiarito in maniera dettagliata la mia posizione e per rispetto dell’istituzione che rappresento ma soprattutto di tutta Castellammare del Golfo, ribadisco di essere sereno poiché ho sempre lavorato in maniera trasparente nell’interesse esclusivo della mia città. Ringrazio i tanti che mi hanno manifestato solidarietà e continuo ad avere fiducia e grande rispetto per la Magistratura che sta appurando i fatti e poiché ci troviamo in una fase di indagine in cui vige il segreto istruttorio non mi è consentito poter dichiarare nulla in ordine ai fatti che sono stati oggetto dell’interrogatorio. Faremo chiarezza quando tutto terminerà, ci auguriamo prima possibile”.

Al centro dell’inchiesta, condotta dai carabinieri e coordinata dalla Dda di Palermo, è finita la famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, piccolo centro del “feudo” del boss latitante Matteo Messina Denaro. Tra gli arrestati anche lo storico capomafia del clan Francesco Domingo. Agli indagati i Pm contestano, a vario titolo, l’associazione mafiosa, il favoreggiamento, l’estorsione. L’indagine, avviata dopo la scarcerazione del padrino, ha ricostruito l’organigramma della “famiglia” ancora retta da Domingo, che, secondo gli inquirenti, non avrebbe mai lasciato il comando nonostante fosse detenuto. Il clan controllava le attività economiche, in particolare dei settori agricolo ed edilizio. Attraverso minacce e intimidazioni i boss sarebbero riusciti ad aggiudicarsi lavori e avrebbero svolto un ruolo di mediazione e risoluzione delle controversie tra privati sostituendosi alle Istituzioni.

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Le indagini, coordinate dal Procuratore Capo Francesco Lo Voi, dal Procuratore Aggiunto Paolo Guido e dai Sostituti Procuratori Gianluca De Leo e Francesca Dessì, hanno permesso di disarticolare la famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, che nonostante i dissidi interni, vede saldamente al vertice il pregiudicato Francesco Domingo, soprannominato Tempesta, già condannato a 19 anni di carcere per associazione di tipo mafioso ed altro e ritornato in libertà nel marzo del 2015.

I Carabinieri nel corso delle perquisizioni hanno anche rinvenuto all’interno delle proprietà di Francesco Domingo alcune armi che, secondo gli investigatori, erano nelle disponibilità della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo.

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“Il mio assistito ha risposto in maniera serena dando chiarimenti che nei prossimi giorni verranno anche documentati. La situazione è molto più serena rispetto a ieri, quando non conoscevamo le contestazioni”. Così, al termine dell’interrogatorio in Procura del sindaco di Castellammare del Golfo, ha risposto ai giornalisti l’avvocato Giacomo Frazzitta.

Ai giornalisti che gli chiedevano quali fossero gli episodi contestati al primo cittadino, il legale ha risposto: “C’è il segreto istruttorio, commetteremmo un illecito parlando dell’oggetto della vicenda. Facciamo lavorare i pm”.

“Ieri dormivo serenamente, tutto mi aspettavo tranne che di ricevere un avviso di garanzia”. Lo ha detto il sindaco di Castellammare del Golfo.

Alla domanda se avesse mai conosciuto il capomafia Francesco Domingo, arrestato ieri Rizzo ha risposto: “Lo conosco di vista, è noto alle cronache giudiziarie ma non si è mai presentato in Comune”.

Il sindaco non ha voluto rivelare quali fatti gli contesti la Procura, ha solo detto che si tratta di episodi del settembre 2019 e che non sono relativi ad appalti o ad atti del Comune. “Parliamo di una cosa marginale – ha spiegato il suo avvocato – Quando sarà possibile saremo più chiari”.

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