I Carabinieri del Gruppo di Monreale hanno dato esecuzione al decreto di confisca di beni, emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, ed in ultimo confermato dalla Corte di Cassazione, nei confronti di Giuseppe Caramazza, ritenuto già fidato collaboratore e fiduciario del vertice della famiglia mafiosa di Monreale.

La misura di prevenzione trae origine dalle attività svolte dal Nucleo Investigativo di Monreale, che hanno portato alla cattura dell’allora latitante Giuseppe Balsano, avvenuta il 21 maggio del 2002, considerato il capo della locale famiglia mafiosa, nonchè alla disarticolazione della cosca con l’arresto di numerosi affiliati, favoreggiatori e prestanome.

Nel corso delle indagini era stato documentato il legame tra Caramazza e Balsano, che a lui aveva affidato il compito di investire gli ingenti capitali illeciti frutto della capillare attività di estorsione e di imposizione di lavori alle numerose imprese colluse o controllate dalla famiglia monrealese, nonché di gestire i beni e le società nel tempo acquisite al patrimonio del citato sodalizio.

Alle dipendenze del boss, deceduto il 18 luglio 2005 nella Casa Circondariale di Novara – ove era ristretto per scontare la pena dell’ergastolo in regime dell’art. 41 bis, Caramazza fino a quel momento insospettabile insegnante del paese normanno, si era poi rivelato abile investitore delle somme a disposizione della mafia, come sottolineato nella sentenza di condanna della Corte d’Appello di Palermo emessa il 17 ottobre 2011, divenuta irrevocabile il 24 aprile 2013, per associazione di tipo mafioso, riciclaggio ed intestazione fittizia di beni, reati aggravati dall’art.7 D.L. n.152/1991.

Le complesse indagini patrimoniali condotte dai Carabinieri del Gruppo di Monreale hanno consentito di accertare la disponibilità di numerosi beni immobili e società, tra cui, in particolare: 3 appartamenti a Monreale; 2 fabbricati rurali in San Martino delle Scale, frazione di Monreale; un box in Monreale; un appartamento in Palermo; numerosi terreni agricoli in Castellammare del Golfo (TP), Favara (AG) e Monreale; 7 società attive nel settore edile.

Il complesso di beni, già oggetto di sequestro nel 2005, con l’odierna esecuzione del provvedimento di definitiva confisca è divenuto parte del patrimonio dello Stato, per un valore stimato in circa 1,5 milioni di euro.

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