Operazione “Mani in pasta”, condanne definitive per il clan Fontana

Dopo una lunga camera di consiglio, la Corte d’Appello di Palermo ha ribaltato la sentenza di primo grado, condannando Giovanni e Gaetano Fontana rispettivamente a 11 e 10 anni di reclusione per associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti, i due fratelli avrebbero ereditato il comando del mandamento mafioso dell’Acquasanta dal padre, il defunto boss Stefano Fontana.

Assoluzione confermata per il terzo fratello

Confermata invece l’assoluzione per il terzo fratello, Angelo Fontana. Il processo trae origine da un’operazione della Guardia di Finanza condotta nel 2020, che portò a 89 arresti. L’inchiesta, tra le più rilevanti degli ultimi anni, ha coinvolto boss, gregari ed estortori di Cosa Nostra, condannati a pene variabili tra gli 8 mesi e i 12 anni di carcere. Ventotto gli imputati assolti.

Il blitz “Mani in pasta” e il ribaltamento della sentenza

Il blitz, denominato “Mani in pasta”, aveva portato all’arresto di 89 persone, tra cui membri della famiglia Fontana, a maggio del 2020. La sentenza di primo grado, emessa il 21 ottobre 2022 con rito abbreviato dal GUP Simone Alecci, aveva visto cadere diverse accuse, inclusa quella di associazione mafiosa per i fratelli Fontana, con 29 condanne e 38 assoluzioni. La Corte d’Appello, dopo oltre 9 ore di camera di consiglio, ha ribaltato il verdetto per due dei fratelli Fontana, inizialmente condannati a pene lievi.

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Conferma delle altre condanne e assoluzioni

In appello, il numero degli imputati si è ridotto da 69 a 57, a seguito di 10 assoluzioni non impugnate e quindi divenute definitive. Il collegio, presieduto da Vittorio Anania, ha sostanzialmente confermato il primo verdetto per gli altri imputati. Le condanne definitive sono 30, mentre le assoluzioni sono 27. Tra i condannati figurano Giulio Biondo, a 8 anni e 3 mesi, e Gaetano Pilo, a 10 mesi e 20 giorni, entrambi assolti in primo grado. Lievi aumenti di pena sono stati disposti per Cristian Ammirata e Antonino Di Vincenzo, le cui condanne sono passate da 1 anno, 6 mesi e 20 giorni a 1 anno e 10 mesi. Anche le pene per Giovanni Ferrante, Santo Pace e Liborio Sciacca sono state leggermente aumentate. Riduzione di pena, invece, per Letizia Cinà, compagna di Ferrante.

Le parti civili

Nel processo si sono costituiti parte civile due imprenditori, il Comune di Palermo, rappresentato dall’avvocato Ettore Barcellona, e diverse associazioni antimafia, tra cui Solidaria, Fai, “Antonino Caponnetto”, Confcommercio Palermo, Confesercenti, Centro Pio La Torre, Sos Impresa e Sicindustria.

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