La Polizia di Stato ha sottoposto a confisca un patrimonio del valore complessivo di oltre 5 milioni di euro riconducibile all’imprenditore palermitano Girolamo Taormina, 37 anni. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo.
Il sequestro era stato già eseguito nel 2014, su proposta del questore di Palermo, riguarda nello specifico i seguenti beni: un appartamento a Palermo, il compendio aziendale di due società nel settore della distribuzione all’ingrosso di carni (denominate “Ingross Carni srl” e “Punto Carne srl“), un supermercato a Palermo in via Danimarca e la quota pari al 50% del capitale sociale della società “Princess Scalea Club”. Con il provvedimento il Tribunale di Palermo ha anche applicato nei confronti del Taormina la misura di prevenzione personale della Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza con obbligo di soggiorno per tre anni.
La figura di Taormina ritenuto appartenente al mandamento mafioso di “Tommaso Natale” che si è riuscito ad imporre nel settore dell’imprenditoria locale sfruttando la forza di intimidazione promanante dalla sua appartenenza a Cosa Nostra, è emersa nell’ambito dell’operazione antimafia “Apocalisse”, condotta dalla Squadra Mobile di Palermo nel 2014 quando è stato arrestato per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, di estorsione aggravata dal metodo mafioso e di concorrenza sleale con violenza e minaccia aggravata dal metodo mafioso. Successivamente, nel giugno del 2017 è stato condannato alla pena di 13 anni di reclusione.
Attraverso complesse ed articolate indagini patrimoniali svolte dalla Divisione Anticrimine della Questura di Palermo nei confronti di Taormina, in ragione della sua pericolosità sociale derivante dall’accertata appartenenza all’organizzazione mafiosa “Cosa nostra”, è stato, così, possibile ricostruire la scalata economica che gli ha consentito, da semplice manovale presso una ditta di costruzioni, di divenire punto di riferimento per la commercializzazione e la distribuzione della carne nel settore occidentale della città di Palermo. Infatti, attraverso una sapiente regia occulta e con l’uso dei tipici strumenti intimidatori riconducibili a “cosa nostra”, Taormina è riuscito a costituire le due società, oggi oggetto di confisca, affermatesi poi sul mercato in posizione di assoluto privilegio e notoriamente sostenute dai vertici del mandamento mafioso di Tommaso Natale, mediante l’imposizione delle forniture da un lato e la contrazione della libera concorrenza dall’altro.
Le indagini patrimoniali della Polizia di Stato hanno, inoltre, consentito di accertare come il Taormina abbia investito la mole di guadagni accumulata nel settore della commercializzazione della carne in altri ambiti e, in particolare, nell’apertura del supermercato di via Danimarca, oggi confiscato.
Tale mirata ed approfondita attività di indagine ha reso possibile ricostruire le dinamiche delle società che – al di là dell’apparente veste formale di soggetti economici autonomi – venivano gestite direttamente o indirettamente dal Taormina, costituendo un “unicum”, ossia un medesimo centro di imputazione di interessi commisti tra attività di impresa e attività mafiosa, che nasce, si afferma e si sviluppa grazie al ruolo dello stesso in seno al sodalizio mafioso di Tommaso Natale, dimostrando ancora una volta il persistente interesse dell’organizzazione mafiosa ad acquisire il controllo delle attività economiche sul territorio.
Commenta con Facebook