Dopo la sospensione del presidente dell’Udc Gianpiero D’Alia dal partito e le sue polemiche dimissioni che sanciscono definitivamente la spaccatura con Cesa e con l’Udc, Totò Cuffaro, chiamato in causa come capo corrente anti D’Alia, interviene nel dibattito: “Con riferimento alle parole dell’on Gianpiero D’Alìa, mi preme ribadire per l’ennesima volta – non c’è infatti miglior sordo di chi non vuol sentire – che non faccio, né potrei fare politica attiva. Sono interdetto dai pubblici uffici ma non dal pensiero e dal ragionamento, dall’osservazione, dall’analisi e dal commento sui fatti della politica. D’Alìa mi cita come alla guida di una corrente e interprete di una linea politica: nulla di più falso, come sanno anche le pietre”.
Ma l’ex presidente della Regione ed ex detenuto non si ferma a ricordare l’ovvio “Su una cosa però sono completamente d’accordo con Gianpiero D’Alìa – aggiunge – quando afferma che con lui l’Udc è al governo nazionale e regionale con il Pd.. e che è con Crocetta dal 2012, in quanto sostenitore della maggioranza di governo alla Regione. E’ vero. Le cose stanno così: è stato proprio D’Alìa a volere Crocetta alla presidenza della regione Siciliana e i siciliani non solo lo sanno bene, ma se ne ricorderanno al momento giusto”.
Ma non tarda neanche la contro risposta di D’Alia: “Non so a quali mie dichiarazioni faccia riferimento il signor Salvatore Cuffaro – dice- visto che non trovo traccia di miei interventi pubblici o privati che lo contemplino. Mi spiace deluderlo ma non ho alcun interesse nei suoi confronti”.
“Devo ritenere – continua D’Alia – che le sue affermazioni non siano frutto di casualità, visto che in Sicilia nulla accade per caso neanche il 2 novembre e soprattutto sembrano confermare un suo impegno politico, una vera e propria militanza. Ma questi sono affari suoi e dei suoi amici della famiglia Addams del centrodestra siciliano alla quale da ieri si è aggregato un altro poveretto da Arcinazzo”.
“Su di una cosa posso convenire con Cuffaro: La sfiga dei siciliani nella scelta dei presidenti di regione degli ultimi 15 anni almeno”, conclude l’esponente centrista.
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