“Chieda a suo padre, il boss Totò Riina, di collaborare pienamente con la magistratura”. A chiederlo a Lucia Riina è Ignazio Cutrò, presidente dell’Associazione nazionale testimoni di giustizia, in una lettera indirizzata alla figlia minore del capomafia, dopo le recenti polemiche sulla sua richiesta, respinta, del bonus bebè e sulle condizioni di salute del padre.
Negli mesi scorsi il fratello maggiore di Lucia aveva postato con orgoglio la foto di suo padre ritratto fra gli italiani illustri in un ristorante di Tenerife mentre un paio di giorni fa proprio Lucia aveva mostrato la sua indignazione per come viene tratata ipotizzando anche di chiedere la revoca della cittadinanza italiana
“Questa potrebbe, a prima vista, sembrare la storia di una dynasty casereccia – dice Cutrò – se non fosse che ha a che fare con la storia della Sicilia e della lotta a Cosa Nostra e con le vittime della violenza mafiosa. In questi giorni abbiamo saputo che in Spagna la foto di Salvo Riina, uno dei figli di Totò Riina, campeggia sulla parete di in ristorante come uno degli italiani famosi all’estero. E la figlia, Lucia, chiede il bonus bebè e si dice pronta a rinunciare alla cittadinanza italiana perché a suo dire offesa e considerata non avente diritti dallo Stato”.
“Lucia Riina va persino oltre – prosegue il presidente dell’associazione nazionale testimoni di giustizia – e afferma che la storia del bonus bebè non è una notizia meritevole di attenzione della stampa specie in in Paese che ha un ‘milione di problemi’. Ma in quel milione di problemi una parte considerevole la occupa suo padre che è a capo di tutte le famiglie mafiose che continuano a depredare, stuprare e insanguinare la mia Sicilia. Chieda cortesemente a suo padre – conclude Cutrò – il boss Totò Riina, di collaborare pienamente con la magistratura, così almeno avremo meno di un milione di problemi”.
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