In 53 aree della Sicilia un caporale esercita un dominio assoluto su altri esseri umani, attraverso minacce, ricatti, violenze fisiche e morali, abusi sessuali. In 53 zone dell’isola, donne e uomini sono trattati come oggetti da usare e gettare quando non sono più utili. E in questi posti, la Cisl a partire dalla prossima estate, andrà a bordo di un camper per parlare con tutti i lavoratori sfruttati e sostenerli a rompere quel muro di omertà che oggi avvolge il fenomeno del caporalato.
Il progetto della Cisl è stato presentato oggi nel corso dell’iniziativa “Mai più nero, dal caporalato al sommerso, percorsi condivisi di contrasto alle nuove forme di schiavitù”, svoltasi ai Cantieri Culturali della Zisa e organizzata dalla Cisl Sicilia, dalla Fai Cisl Sicilia e dall’Anolf, l’associazione promossa dalla Cisl per l’integrazione dei cittadini stranieri.
“Uno dei principali motori che alimenta il caporalato è la paura di chi subisce questi soprusi – affermano Sebastiano Cappuccio, segretario generale Cisl Sicilia e Adolfo Scotti, segretario generale Fai Cisl Sicilia – e con questa consapevolezza noi vogliamo portare la Cisl laddove lo sfruttamento avviene. Per questo la Cisl Sicilia, la Fai Cisl Sicilia con tutte le confederazioni territoriali e le associazioni cisline, andrà nelle zone in cui ogni anno purtroppo si creano i famosi ghetti, luoghi invivibili e malsani che diventano dormitori per lavoratori sfruttati e disperati. Noi saremo lì, con la nostra rete di sostegno e supporto, per sostenerli a denunciare e per aiutarli a uscire da una condizione di marginalità. Inutile parlare di lotta al caporalato senza passare da azioni concrete”.
La Cisl sollecita il governo regionale a istituire un Osservatorio di governance, coordinamento e monitoraggio delle misure realizzate e dell’impatto sociale nel contrasto al lavoro nero, per rendere tutte le comunità regionali veramente adeguate alle sfide poste dal mercato del lavoro e dal fenomeno migratorio in termini di conoscenze, competenze, strumenti e mezzi. “La Regione Siciliana – aggiungono Cappuccio e Scotti – ha un ruolo fondamentale nel dare attuazione, per esempio, alle azioni previste dal Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020-2022. Ma il presupposto per utilizzare al meglio questi strumenti è il confronto fra istituzioni, parti sociali e associazioni del Terzo settore”.
Per l’Anolf, “il lavoro nero e sommerso è una piaga che in una regione come la Sicilia tocca cifre percentualmente elevate”. “La nostra associazione da 30 anni si occupa di dare voce e sostegno ai tanti stranieri che vivono in Italia – affermano Valentina Campanella presidente Anolf Sicilia e Maria Ilena Rocha, vice presidente vicario Anolf nazionale – e molte delle nostre attività sono finalizzate a far emergere tutti i casi di sfruttamento lavorativo. Per farlo riteniamo indispensabile formare e dare l’opportunità a chi si trova in condizioni di disagio sociale, affinché possa lottare per i propri diritti”.