Il 26 agosto del 2017 un fruttivendolo 30enne che aveva il suo banco al mercato del Capo di Palermo venne ucciso da quattro colpi di pistola. Andrea Cusimano non ebbe scampo.
In carcere finirono Calogero Pietro Lo Presti, nipote dell’omonimo boss di Porta Nuova e Fabrizio Tre Re.
Ieri pomeriggio la seconda sezione della Corte d’assise d’appello ha confermato le pene inflitte in primo grado ai due imputati: 20 anni di carcere ciascuno. La procura aveva chiesto l’ergastolo per entrambi.
Come scrive il Giornale di Sicilia di oggi, c’è una sostanziale differenza rispetto alla precedente sentenza.
In primo grado infatti, il giudice aveva riconosciuto per entrambi gli imputati l’aggravante del metodo mafioso che invece in appello è caduto.
Cosa nostra c’entrerebbe poco o nulla con il delitto, maturato nell’ambito di un regolamento di conti per il controllo del quartiere.
Tre Re e Lo Presti sono stati difesi dagli avvocati Angelo Barone e Luciano Maria Sarpi.
Stando alla ricostruzione degli inquirenti, a sparare sarebbe stato Lo Presti che affrontò Cusimano a volto scoperto sicuro che nel quartiere, nessuno, neanche chi lo aveva visto, avrebbe parlato o denunciato per il timore di ritorsioni a causa delle sue parentele mafiose.
Lo Presti venne immediatamente inseguito e bloccato da un carabiniere che stava camminando tra i vicoli del mercato.
Il complice Tre Re invece, che aspettava Lo Presti in macchina, era fuggito a piedi ma identificato nel giro di poche ore grazie alle numerose immagini della videosorveglianza che ne avevano immortalato i movimenti.
Il giorno precedente l’omicidio, Giovanni Lo Presti, il padre dell’assassino, e Francesco Cusimano, il fratello della vittima, avevano avuto una violenta discussione e Lo Presti aveva avuto la peggio. E per vendicare questo affronto, il figlio avrebbe organizzato la vendetta.
Il giorno dopo si presentò al Capo davanti alla bancarella di frutta e verdura dei Cusimano, ma non trovò Francesco. C’era invece il fratello Andrea che stava mettendo a posto la merce e solo per il fatto di appartenere allo stesso nucleo familiare, venne assassinato.
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